Juncker: necessario tagliare di almeno il 60% il valore nominale dei bond sovrani di Atene

Loading

Una parola nuova si aggira per l’Europa: haircut. Tradotta alla lettera significa «taglio dei capelli», ma anche tosatura. E certamente sarà  profonda l’haircut, la tosatura prevista per il debito greco. In altre parole, una ristrutturazione netta e ampia del debito greco con un taglio consistente del valore nominale dei titoli in possesso dei creditori. Il taglio era apparso come la soluzione migliore fin da due anni fa per aiutare concretamente la Grecia visto che appariva evidente che nonostante i sacrifici imposti alla popolazione la massa del debito rimaneva enorme e sarebbe stato praticamente impossibile restituirlo nei prossimi anni. Ma la comunità  finanziaria internazionale teneva duro e insisteva per i sacrifici, fino a quando conti alla mano ci si è resi conto che conveniva di più tagliare il debito. Una soluzione suggerita tra l’altro anche da Alan Greenspan, l’ex presidente della Federal reserve.
Finora, però, mancavano prese di posizione ufficiali da parte della Ue, ma ora anche nell’Europa dell’euro e non solo si sta facendo strada la convinzione che un haircut è necessario. A dirlo è stato addirittura Jean Claude Juncker. In un’intervista alla rete televisiva austriaca Orf, il presidente dell’Eurogruppo ha, infatti, fatto capire che chi detiene titoli di stato ellenici potrebbe essere chiamato a subite perdite anche superiori al 60% rispetto al valore nominale dei bond. Alla domanda dell’intervistatore se l’Unione europea stesse discutendo di un taglio del debito greco compreso tra il 50 e il 60 per cento, Juncker ha replicato: «discutiamo di una cifra superiore». Questo significa che nel giudizio dell’Europa, Atene è ormai fallita e, come i tutti i fallimenti, i creditori dovranno accontentarsi di riscuotere meno di quello che hanno prestato soldi a chi ha fatto bancarotta.
Insomma, saremmo di fronte a una ristrutturazione del debito molto più ampia di quella decisa con l’accordo del 21 luglio quando fu siglato un compromesso che prevedeva un coinvolgimento «volontario» dei possessori del debito greco realizzato con il cosiddetto rollover del debito che comportava un taglio del 21% del valore nominale dei bond greci. In giornata Guy Schuller, portavoce di Juncker, ha cercato di attenuare la dichiarazione del presidente del l’eurogruppo sostenendo che si era trattato di un «un malinteso». Tuttavia, la France Presse, l’Agenzia di stampa francese ha confermato che a livello di governi si sta discutendo di un taglio del 50% del valore nominale delle obbligazioni greche. D’altra parte, sempre Juncker, ha sostenuto – con riferimento alla Grecia – che «bisogna fare di tutto per evitare la bancarotta di un paese dell’area euro». E, nell’ultimo incontro tra la Merkel e Sarkozy quando si è deciso di rifinanziare il sistema bancario, sembra che l’esigenza di immettere fondi in abbondanza nelle grandi banche sia stata dettata proprio dall’esigenza di attenuare l’effetto delle perdite subite con un taglio molto ampio dei crediti con la Grecia.
L’operazione di un haircut profondo appare dettata dal buon senso, soprattutto dall’aver capito – in forte ritardo – che la Grecia con le cure tradizionali «lacrime e sangue» era destinata a sprofondare per ani nella recessione che avrebbe reso impossibile restituire il debito, ma lascia aperti alcuni problemi giuridici di portata internazionale. La base di partenza è in una domanda: l’haircut deve essere considerato una dichiarazione di fallimento? La mafia delle agenzie di rating non ha dubbi: è un fallimento, anche se coperto da una operazione di ristrutturazione. Le autorità  europee che avevano promosso l’haircut del 21 luglio la pensano diversamente e sostengono che la «volontarietà » dell’adesione dei creditori non può essere considerata come una bancarotta
Può sembrare una discussione accademica se non ci fossero di mezzo i Cds, i credit default swap che assicurano sul rischio fallimento. Nell’ipotesi di un default, le banche che hanno emeso Cds a copertura del debito sovrano della Grecia sarebbero costrette a pagare onerosi risarcimenti. Ma chi decide se Atene ha fatto fallimento? Non le agenzie di rating o le autorità  europee, ma le banche stesse attraverso la Isda, che è l’acronimo dell’Associazione internazionale su swap e derivati che riunisce tutti gli operatori del settore. E cioè, oltre 800 banche e società  finanziarie in tutto il mondo. E L’Isda ha sostenuto che l’accordo dello scorso luglio non avrebbe fato scattare l’obbligo di risarcire i titolari di chi aveva sottoscritto cds.


Related Articles

I DEBITI E I CREDITI FISCALI FINO A 700 MILA EURO

Loading

ROMA — Nell’agonia dell’economia italiana, un po’ di soldi cominceranno a girare. Sempre sotto l’occhio vigile di Bruxelles dove oggi il ministro per l’Economia Grilli arriverà  per consegnare il testo definitivo atteso per stasera sulla Gazzetta ufficiale e da domani al vaglio del Parlamento.

Cassa integrazione anche per i piccoli

Loading

Nei decreti legislativi del Jobs act l’estensione alle imprese con almeno cinque dipendenti Per artigiani e commercianti previsto il versamento di una quota da parte dei lavoratori

I PUNTI DISCUTIBILI DI UNA PROVA SUPERATA

Loading

Alla fine la mediazione dei partiti ha avuto successo e il governo Monti può affrontare l’iter parlamentare della riforma del lavoro con le spalle ragionevolmente coperte.

No comments

Write a comment
No Comments Yet! You can be first to comment this post!

Write a Comment