Ingroia: “Io pm partigiano” il Pdl si rivolge al Csm

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ROMA – «Confesso, non mi sento un magistrato del tutto imparziale, ma un partigiano della Costituzione. Tra chi la difende e chi, quotidianamente, cerca di violarla, violentarla, stravolgerla, so da che parte stare». Per queste sue parole pronunciate al VI Congresso nazionale del Pdci di Rimini, il magistrato antimafia di Palermo Antonio Ingroia finisce di nuovo al centro di roventi polemiche politiche bipartisan. Il Pdl lo attacca e critiche piovono anche da Fli e Udc, mentre Pd e Idv lo difendono. Tacciono la Lega e il ministro della Giustizia Nitto Palma, il cui pensiero in merito, peraltro, è notissimo («I magistrati dovrebbero stare più zitti»). Non è la prima volta, va detto, che il pm palermitano finisce al centro di polemiche per le sue posizioni “pubbliche”. Accadde il 12 marzo dal palco di piazza del Popolo a Roma, durante il Costituzione-day, quando definì “controriforma” quella della giustizia. E una seconda volta per il suo intervento alla festa della Fiom per i 110 anni del sindacato dei metalmeccanici Cgil. Questa volta ad attirare gli strali del Pdl e le critiche dei centristi e dei finiani è stato il suo intervento al congresso Pdci, dove ha detto che la Costituzione è «sotto assedio». E per difenderla, sostiene Ingroia, «resistere non basta. I magistrati non possono essere trasformati in esecutori materiali di leggi ingiuste».
Il primo a partire all’attacco è stato il capogruppo dei deputati pdl, Fabrizio Cicchitto, che ha sarcasticamente definito Ingroia «pm imparziale». La replica del segretario Pdci Oliviero Diliberto («quelle di Cicchitto sono schiumanti reazioni di chi odia i liberi congressi»), non placa il fuoco di fila della maggioranza. «Le parole di Ingroia – tuona Maurizio Gasparri, presidente dei senatori pdl – confermano l’animo militante di alcuni settori della magistratura». «Non era mai accaduto – incalza il deputato Giorgio Stracquadanio – che un magistrato in servizio attaccasse il governo da un congresso di partito: il Csm apra un fascicolo». Critiche anche dal vicepresidente di Fli Italo Bocchino: «Il magistrato dovrebbe essere al di sopra della querelle politica del Paese. Penso a Borsellino che, pur avendo le nostre idee, appariva distante e distinto dalla politica». Per Roberto Rao, capogruppo Udc in commissione Giustizia, «partecipare a un congresso di un partito è una ingenuità , se proprio muore dalla voglia di fare politica, si candidi». A fare quadrato con il pm antimafia Pd e Idv. «Il suo intervento – dice Andrea Orlando, responsabile Giustizia dei democratici – è un diritto riconosciuto dalla Costituzione il cui esercizio non può essere un pretesto per delegittimazioni o teorie complottistiche». «Tutti gli italiani – gli fa eco il deputato idv Antonio Borghesi – dovrebbero essere partigiani della Carta. Molto più gravi le parole di Bossi che, giurando come ministro sulla Costituzione, inneggia poi alla “secessione” sostenendo di voler buttare il Tricolore nel cesso».


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