Infranto un Tabù che Neppure Bush aveva Oltrepassato

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L’imam Al Awlaki e il suo complice Samir Khan erano infatti statunitensi a tutti gli effetti. E dunque protetti dalla Costituzione. Ostacolo aggirato dalla Casa Bianca con un’interpretazione allargata dei poteri concessi dal Congresso dopo l’11 settembre. Loro sono in guerra con noi, Khan si era detto «fiero di aver tradito», hanno spiegato i funzionari, e allora è legittimo difendere con ogni mezzo l’America. Così, un anno fa, Obama, ha detto sì all’inserimento di Al Awlaki in una lista di terroristi da eliminare. Decisione subito contestata dalle associazioni per i diritti civili e dal padre dell’imam che ha invano presentato istanza legale in tribunale. Un passo affondato dal verdetto di un giudice. Ieri i critici sono tornati a protestare con veemenza trovando un alleato nel repubblicano Ron Paul, sempre duro verso la guerra al terrore.

Come spesso accade in America, s’è trovata una copertura formale per compiere qualcosa di illegale. Se la Cia ha l’ufficio di avvocati più grande degli Usa è proprio per questo. Dieci di loro lavorano a tempo pieno per fornire le pezze d’appoggio ai piloti dei droni. Compilano rapporti in base alle segnalazioni degli 007, quindi preparano quello che è chiamato, in gergo, l’avviso di morte. Ossia l’inserimento del terrorista nella lista dei bersagli. Ma l’assistenza degli avvocati non si ferma qui: non è raro che seguano l’operazione d’attacco dei droni dalla stazione di comando. Per evitare — è stato spiegato — che possano essere compiuti errori fatali, come l’uccisione di civili che non c’entrano nulla. A volte funziona, a volte no. Molto dipende dai dati che arrivano dal campo. La catena burocratica creata sotto Bush è continuata anche con Obama. Anzi, la presidenza, in piena sintonia con l’intelligence, ha scelto i droni come l’arma principale nella lotta ad Al Qaeda. Veri mietitori del cielo che hanno incenerito militanti arabi, ceceni, uzbeki, pachistani, somali scovati nei loro inaccessibili rifugi. Inevitabile che toccasse anche a al Awlaki. Essere americano per lui non era un’attenuante.


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