In auto con l’amica, uccisa da un fiume di fango
POLLENA TROCCHIA – Black-out. Va via la luce e piove, piove a dirotto. È l’una di notte e Valeria e Angela si trovano in auto a Pollena Trocchia, piccolo centro dell’hinterland vesuviano. Hanno poco più di vent’anni. Sono uscite perché Valeria ha bisogno di distrarsi dopo una storia d’amore finita da poco. Stanno tornando a casa, nella notte, quando il nubifragio che giovedì mattina ha travolto Roma arriva in Campania. Ed è di nuovo tragedia.
Le due ragazze sentono la pioggia che cade violenta dal cielo. Ma il terrore arriva dalla terra: un fiume arriva alle loro spalle. Si spaventano. Irrazionalmente, d’istinto, per paura escono dall’auto e tentano la fuga. Ma vanno proprio contro quel muro d’acqua che scende dalle pendici del Vesuvio. Angela Raia, 23 anni, si aggrappa, non si sa come, alla cancellata di una scuola. Valeria Sodano, 24 anni giovedì prossimo, non ce la fa, scivola, batte la testa contro un auto in sosta e finisce a terra. Viene trascinata e si impiglia sotto il motore della sua Y10, faccia in giù. Muore annegata. Annegata in mezzo metro d’acqua, non di più. «Morire così, per un temporale… è assurdo» sussurra il fratello di Valeria. Ma per la procura di Nola questa morte una spiegazione potrebbe averla, una spiegazione di incuria e cattiva amministrazione in un territorio abbandonato, violato, dimenticato. Il pm Paolo Mancuso apre un’inchiesta. Ipotesi di reato: omicidio colposo.
Via del Cimitero, la strada in cui si sono trovate le due ragazze originarie di Pomigliano d’Arco (paese a pochi chilometri da Pollena Trocchia), è una strada in leggera pendenza su cui sfocia via Apicella, una ripida discesa che l’altra notte si è trasformata in un torrente d’acqua che scendeva a valle.
Il pm vuole capire proprio se questo fiume si è creato a causa del dissesto idrogeologico o di un cattivo funzionamento del sistema fognario, visto anche lo stato di abbandono in cui versa il sistema borbonico di scolo, che un tempo assicurava il flusso in sicurezza delle acque in discesa dal Vesuvio. Tant’è che la procura nominerà una squadra di ingegneri idraulici come consulenti. Disposta anche l’autopsia sul corpo di Valeria.
Cosa è accaduto, intanto, lo ricostruiscono i testimoni. Rosario M., guardia giurata che abita in via Caruso 9 ad angolo con via Cimitero, è stato il primo a vedere il corpo di Valeria e a tirarlo fuori da sotto l’auto.
«Era l’una di notte e mi ha svegliato la pioggia. Per mezz’ora i lampi illuminavano la strada a giorno. È andata via anche la luce. È durato tutto venti minuti, ma è stato l’inferno». Rosario dal balcone vede Angela «aggrappata al cancello della scuola», la ragazza «chiedere aiuto». Scende in strada. «Nell’acqua vedo un giubbotto scuro. Con altri residenti ho sollevo l’auto e ho visto il corpo della ragazza. Abbiamo provato a rianimarla ma non dava segni di vita».
Angela è sotto shock. Guardando i tg all’ora di pranzo grida e ripete: «Valeria è morta. Valeria è morta». Le due ragazze erano amiche di infanzia. Abitavano a pochi isolati di distanza. In via San Rocco, a casa di Valeria, la Y10 è parcheggiata davanti al cancello. «Mia figlia ora è in cielo. E solo questo mi dà forza» dice la madre. Valeria, come tutta la sua famiglia era molto credente, seguace della Chiesa Evangelica. «Dite solo che Valeria era una ragazza serena, pulita, che amava la vita e la sua famiglia. Studiava lingue e amava viaggiare», ripetono amici e parenti.
E intanto studiosi ed esperti lanciano l’allarme. «Anche in questo caso un’azione di protezione civile preventiva avrebbe probabilmente potuto evitare la tragedia», denuncia Giuseppe Doronzo, segretario dell’Ordine dei geologi della Campania. «Sembra che le tragedie del passato non sono servite a nulla» è amaro il presidente di Legambiente Michele Buonomo.
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