Immigrati nel residence Ripamonti, scoppia la protesta

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MILANO – Da oltre quattro mesi parcheggiati nel residence Ripamonti a Pieve Emanuele (MIlano), questa mattina un centinaio di profughi dalla Libia ha organizzato una manifestazione di protesta. Vogliono poter lavorare o tornare nel loro Paese. La maggior parte sono nigeriani, somali ed eritrei: lavoravano in Libia e molti sono stati costretti dai miliziani di Gheddafi ha imbarcarsi sulle carrette del mare verso Lampedusa. Sono in attesa del riconoscimento del diritto d’asilo, alcuni non sono ancora stati convocati in Questura per presentare la domanda. “La manifestazione di oggi è il segno della disperazione di queste persone -afferma Matteo Mauri, capogruppo Pd nel consiglio provinciale di Milano-. Siamo di fronte a lunghezze burocratiche inaccettabili per un Paese civile”.

Per ogni profugo il residence Ripamonti incassa 50 euro al giorno. Sono assistiti dalla Croce rossa. “La disorganizzazione sta facendo lievitare i costi -aggiunge il capogruppo Pd-. Già  nel maggio scorso avevamo criticato Regione e Provincia per la gestione dell’emergenza”. “Ho incontrato questi profughi e tutti mi hanno detto che vogliono tornare a casa -aggiunge Mauri-. Sembra quasi invece che vogliamo farli rimanere. Si facciano pertanto con velocità  tutte le pratiche burocratiche, in modo tale che chi vuole lasciare l’Italia possa farlo”. (dp)

 

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A lanciare l’allarme è stato il commissario generale dell’agenzia dell’Onu, Christian Saunders, in una intervista alla Reuters

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