Il silenzio dell’occidente

by Sergio Segio | 18 Ottobre 2011 7:00

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 «In the next few days». Mancano sempre solo «pochi giorni» per la «liberazione» di Sirte, da oltre un mese assediata dagli insorti che non si decidono ancora ad alzare bandiera bianca e anzi, per lo stupore dei più, oppongono una «resistenza feroce». Una città  devastata, una popolazione civile intrappolata e senza, luce eacqua, ospedali senza ossigeno e senza medicine, nelle più completa indifferenze della «comunità  internazionale», dell’Occidente e della Nato, insorta a suo tempo quando i gheddafiani assediavano Misurata. Forse perché Sirte è identificata come la città  natale di Gheddafi e quindi il «castigo collettivo» inferto ai suoi abitanti in qualche misura è giustificato? L”inviato della Bbc sul terreno, parla di una situazione «caotica e violenta» e di testimoni che raccontano di saccheggi a tutto spiano da parte degli insorti intorno alla città , con camion che partono carichi di frigoriferi, televisioni e perfino trattori arraffati qua e là . Bottino di guerra. E’ l’altra faccia degli abusi sui vinti gheddafiani veri o presunti, commessi dagli insorti (e denunciati giorni fa da un rapporto di Amnesty), senza che il Cnt possa o voglia impedirli.

Ieri il Cnt ha annunciato la caduta dell’altra città  ancora nelle mani dei gheddafiani: «controlliamo il 95% di Bani Walid», città  170 km a sudest di Tripoli, restano solo sporadiche «sacche di resistenza», ha detto un portavoce, e confidiamo che sarà  lo stesso per Sirte «in the next few days».
Manca ancora una conferma indipendente della notizia. Come pure dell’altra notizia, data sempre da gente del Cnt: uno ha confermato ieri l’arresto («mercoledì scorso» a Sirte), di Mutassim, uno dei figli di Gheddafi, che ora sarebbe a Bengasi. Ma un’altra fonte Cnt ha detto invece che Mutassim è «ancora a Sirte, ferito e circondato». Ieri la tv Ar Rai, che ha base a Damasco, ha dato la notizia che Khamis, capo di una milizia molto temuta, e il capo dei servizi Abdullah al Senussi, sono morti il 29 agosto «mentre combattevano il nemico» a Tarhouna, 90 km da Tripoli. E’ la terza volta che Khamis viene dato per morto. Sarà  quella buona?

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