Il referendum divide la Lega Calderoli: stagione costituente Casini con Maroni: sì al voto

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ROMA – Dopo Maroni, Casini. A sorpresa anche il leader dell’Udc gela il Pdl e dichiara la sua preferenza per il quesito ammazza-Porcellum. «Vi sorprenderò – scrive sul suo blog – ma trovo che Maroni abbia perfettamente ragione. Con una maggioranza come questa, in stato confusionale, fare una legge elettorale seria e condivisa è come scalare l’Everest a piedi nudi. Molto meglio dare la parola ai cittadini, che è sempre un grande fattore di democrazia». Una dichiarazione che, nei fatti, allontana ancora di più la prospettiva di una «legislatura costituente» lanciata ieri dal ministro Calderoli. E rende più concreta l’ipotesi di elezioni anticipate nel 2012.
Il ministro della Semplificazione, l’autore della legge attuale, ha intanto sconfessato la sua creatura, rivelando il presunto retroscena del Porcellum. «La Lega e il sottoscritto – ricorda Calderoli al Tg1 – erano a favore della vecchia legge elettorale, il Mattarellum. Fummo ricattati da Casini per introdurre un sistema proporzionale, da Fini che voleva le liste bloccate e da Berlusconi che voleva il premio di maggioranza». Quindi Calderoli rilancia: «Credo che ci sia davanti un grosso obiettivo, trasformare quella attuale in una legislatura costituente». Una prospettiva opposta a quella offerta da Maroni con il benestare al referendum.
Ma la proposta di Calderoli, oltre a mostrare la divisione al vertice del Carroccio, affonda nello scetticismo generale. Se «la Lega vuole davvero che si proceda a riforme serie – afferma il Pd Vannino Chiti – allora stacchi la spina all’attuale governo e si impegni per un governo di responsabilità  nazionale». Italo Bocchino chiede invece a Bossi di «fare chiarezza» tra Maroni e Calderoli, perché il primo apre appunto al referendum mentre il secondo «parla di un’improbabile stagione costituente alle porte, cosa impossibile sia per il clima di scontro tra le coalizioni sia per il poco tempo che resta». Ma anche dal Pdl salgono voci critiche, come quella di Gianni Alemanno. «Dopo il clamoroso successo della raccolta di firme – dice il sindaco di Roma – e dopo le prese di posizione dei ministri della Lega, il Pdl non può più stare fermo e deve mettere subito sul piatto un proposta di riforma elettorale». Tuttavia, all’interno del Pdl, ancora si arranca dietro una visione minimalista, di mero lifting del Porcellum. È la strada indicata ad esempio da Ignazio La Russa: «La legge elettorale che abbiamo adesso è un’ottima legge solo che si introducano le preferenze». «Cambiamo l’attuale legge elettorale in questo senso – insiste La Russa – non buttiamo il bambino con l’acqua sporca». No invece a chi punta a una legge «che faccia vincere chi abbia un voto in meno e non un voto in più come dice l’attuale legge». In sintonia con La Russa anche il ministro Saverio Romano, per il quale «è opportuno lasciare la legge elettorale attuale introducendo le preferenze». Ma dal Terzo Polo Benedetto Della Vedova bolla come «analfabeti» i teorici del lifting: «Proporre la modifica del Porcellum con l’introduzione delle preferenze, per evitare il referendum, è da analfabeti. Al di là  del merito, è evidente che tale modifica non rispetterebbe lo spirito del quesito proposto e non sarebbe sufficiente a sospendere la consultazione referendaria». Per arrivare a una posizione univoca il Pdl si riunirà  domani a Palazzo Grazioli. Un vertice convocato per parlare del decreto sviluppo, ma che darà  modo a Denis Verdini di illustrare una nuova ipotesi di riforma elettorale. Sul referendum intanto è polemica tra Arturo Parisi e i vertici del Pd. Il professore ricorda «il divieto di raccogliere le firme all’inizio» e «questa scomposta gara a chi se ne attribuisce il merito adesso». Replica Bersani: «I referendum li fanno i comitati referendari non i partiti. Quando ho detto non ci metto il cappello ma ci metto il banchetto intendevo dire proprio questo».


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