Il ministero mantiene segreti i dati su promossi e bocciati
ROMA — Il nuovo anno scolastico è cominciato da venti giorni ma non sappiamo ancora come è andato quello passato. Non conosciamo, cioè, quanti sono stati i promossi e i bocciati, dalle elementari fino all’esame di maturità . Di solito quelle tabelle vengono rese pubbliche durante l’estate, intorno alla metà di agosto, in ogni caso prima che la campanella torni a suonare con il rientro di settembre. Una consuetudine, una regola di trasparenza, un obbligo di legge. Come mai quest’anno non sappiamo nulla?
Le tabelle sono pronte da settimane ma sono rimaste chiuse nei cassetti del ministero dell’Istruzione. Sulla decisione ha pesato moltissimo il no di Massimo Zennaro, l’ex portavoce di Mariastella Gelmini che si è dimesso dopo l’incredibile comunicato sul tunnel svizzero-abruzzese ma che al ministero è rimasto sulla poltrona di direttore e adesso fa pure il consulente di Barbara Berlusconi. Una scelta, quella di non rendere pubblici i dati, che ha creato imbarazzo fra gli stessi dirigenti del ministero, costretti ad accampare scuse ed allargare le braccia davanti alle ripetute richieste dei giornalisti. E che aveva fatto venire qualche dubbio alla stessa Gelmini che alla fine ha però accettato la scelta del suo portavoce. Dopo l’addio di Zennaro, è probabile che le tabelle vengano presto pubblicate. Ma perché sono rimaste per quasi due mesi nel cassetto, neanche fossero piani militari top secret?
Il punto è che l’anno scorso c’è stato un calo nella percentuale delle bocciature. Una flessione minima, dello zero virgola. Ma sufficiente per non poter parlare di «conferma della linea del rigore», uno dei cavalli di battaglia del ministro Gelmini e soprattutto uno dei chiodi fissi nella strategia di comunicazione del suo ex portavoce. È stata proprio la paura che i dati venissero usati per attaccare il ministro a spingere Zennaro a chiudere quei fogli in un cassetto. Legittimo che un portavoce protegga il suo ministro dalle polemiche, in fondo è il suo mestiere. Ma per far questo è arrivato ad oscurare dati che vanno resi pubblici. Anche perché il «valore politico» dei quadri di fine anno è tutto da dimostrare. A decidere chi bocciare e chi promuovere non è il ministro e tanto meno il suo portavoce, ma quegli 800 mila insegnanti che ogni giorno entrano in classe, fanno lezione, interrogano, mettono i voti. E magari non pensano alla linea del rigore ma vogliono solo capire se un ragazzo è preparato oppure no.
Anche di questo il ministro e il suo ex portavoce hanno discusso nel loro ultimo incontro, mercoledì sera, quando hanno firmato la separazione consensuale. Adesso Zennaro lavora pure per Barbara Berlusconi, la figlia del presidente del consiglio, una consulenza per curare la sua immagine nel campo della cultura. Lo farà a titolo gratuito, almeno fino a quando resterà responsabile della direzione per lo studente al ministero, contratto in scadenza poco prima della fine della legislatura. Ieri, dopo l’addio per la gaffe sul tunnel, diversi parlamentari avevano chiesto le sue dimissioni anche dall’incarico di direttore. Adesso che è venuta fuori la storia del lavoro per la figlia del premier, anche al ministero molti si chiedono se sia opportuno che resti ancora lì.
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