Il governo sotto sul bilancio Rischio paralisi alla Camera

by Sergio Segio | 12 Ottobre 2011 6:19

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ROMA — Pochi minuti prima suona l’allarme: due soli voti in più per la maggioranza alla Camera sulla nota di aggiornamento del Def, il Documento di economia e finanza. E quindi, scatta la corsa contro il tempo della maggioranza per far entrare in Aula tutti i deputati che si trovavano in Transatlantico e dintorni. Anche Silvio Berlusconi viene «richiamato alle armi» e ce la fa a votare, ma non basta perché subito dopo assiste alla sconfitta: il governo è battuto per un voto (290 a 290, il pareggio non è sufficiente) sull’articolo 1 del Rendiconto di bilancio, vale a dire sulla fondamentale legge che fissa i conti dello Stato. Si apre subito la caccia all’assente (14 del Pdl, 6 di Popolo e territorio e 2 leghisti). Umberto Bossi non ce la fa ad arrivare in tempo perché si ferma a parlare con i giornalisti in Transatlantico, Giulio Tremonti e Franco Frattini sono in missione.

Si aprono momenti di forte tensione nella maggioranza mentre Fabrizio Cicchitto annuncia il rinvio del ddl sulle intercettazioni. Il segretario del Pd Bersani chiede a Berlusconi di recarsi dal capo dello Stato e anche il leader dell’Udc Casini invoca le «dimissioni», ma Bossi minimizza: «È solo un piccolo infortunio, nulla di politico». Come anche dal Pdl Verdini: «È stato un incidente, non un complotto».

Ma fino a tarda sera Pdl e Lega cercano di trovare una soluzione al pasticcio. Ma si rischia di peggio: l’impasse totale dei lavori parlamentari. A mettere in guardia dagli effetti della bocciatura in Aula è subito Gianfranco Fini: «Si tratta di un fatto senza precedenti, che ha evidenti implicazioni politiche». E convoca la Giunta per il regolamento «per decidere se sia possibile andare avanti». E questo è il punto. La Giunta, dove l’opposizione è in maggioranza, potrebbe stabilire la decadenza del testo e la conferenza dei capigruppo, per bypassare quel pronunciamento, dovrebbe votare «sì» con i due terzi dei suoi componenti, cosa impossibile per Pdl e Lega.

Si potrebbe quindi aprire una fase di vero e proprio stallo istituzionale, con il conseguente ricorso al capo dello Stato che dovrebbe valutare la situazione visto l’articolo 81 della Costituzione (l’obbligo di approvare ogni anno «i bilanci e il Rendiconto consuntivo presentati dal governo»). Casini fa notare anche che in passato furono «pochissimi» i precedenti e «se ricordo bene sia Goria che Andreotti si dimisero».

A tarda sera, dopo un concitato vertice di Pdl e Lega a palazzo Grazioli, il sottosegretario Paolo Bonaiuti spiega che la maggioranza «è convinta che il voto negativo sull’articolo 1 del Rendiconto generale dello Stato non sia ostativo all’approvazione di tutti gli altri articoli del provvedimento stesso». Perchè non contiene le cifre in euro, indicate invece nei successivi articoli. Questa la posizione ufficiale con cui Pdl e Lega si presenteranno oggi in Giunta e alla capigruppo. Ma intanto la stessa maggioranza ha già  in mente un piano b, dato che l’ipotesi di un maxiemendamento su cui porre la fiducia viene giudicata impraticabile: la presentazione di un nuovo provvedimento sul Rendiconto generale del bilancio dello Stato, da riapprovare in Consiglio dei Ministri per poi passare nuovamente all’esame dell’Aula. Non si sa chi la spunterà  alla fine, ma una cosa è certa: la battaglia sarà  aspra e senza esclusione di colpi perché si tratta della sopravvivenza dello stesso governo.

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