Il governo incassa la fiducia Fallito il piano «numero legale»

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ROMA — Silvio Berlusconi supera la prova fiducia alla Camera dopo lo scivolone sul rendiconto generale dello Stato dello scorso martedì e fallisce così il tentativo di invalidare la seduta facendo mancare il numero legale da parte delle opposizioni di sinistra che hanno inscenato un “simil Aventino”. Ieri nella cinquantesima verifica sulla tenuta della maggioranza dall’inizio della legislatura i sì sono stati 316, i no 301. Dal punto di vista numerico la coalizione guidata dal Cavaliere guadagna due voti in più rispetto al 14 dicembre quando venne respinta la mozione di sfiducia presentata dalle opposizioni. Tra le file del centrodestra mancano (per l’impossibilità  a essere presenti) Alfredo Papa (detenuto) e Pietro Franzoso (gravemente ammalato). Ragioni politiche invece hanno spinto a disertare l’Aula l’ex responsabile Luciano Sardelli, Giustina Destro e Fabio Gava (entrambi del Pdl) e Santo Versace, anch’egli un ex, transitato di recente nel gruppo misto. Soddisfatto Berlusconi che tuttavia attacca pesantemente le minoranze: «Hanno fatto una figuraccia perché hanno tentato di portarci un agguato tentando di non fare ottenere il numero legale con un trucco del più bieco parlamentarismo ma hanno fatto una figuraccia sbagliando i calcoli». Pier Luigi Bersani (Pd) gli replica osservando che «il premier ha voluto stoppare un esecutivo di transizione: credo che punti su uno scontro ravvicinato con lui in campo o comunque lui come regista del centrodestra». E Pier Ferdinando Casini (Udc): «Contento lui se pensa che 316 voti risolvano i suoi problemi, vuol dire che siamo davanti all’ultimo dei mohicani».

L’esito dello scrutinio è incerto fino all’ultimo perché tutte le opposizioni (compresa l’Udc) cercano di fare mancare il numero legale, allo scopo di invalidare la seduta, dando disposizioni ai propri deputati di disertare l’Aula. E, infatti, durante la prima delle due “chiame”, per effetto di un incontrollato tam tam, si diffonde la voce che il numero legale sia a rischio. Il “simil Aventino” adottato dalle minoranze fallisce perché i cinque deputati radicali e due della Svp risultano presenti. A fornire un po’ di cifre e a sottolineare che la maggioranza è autosufficiente è il vicepresidente della Camera, Maurizio Lupi. «Hanno votato 322 deputati, — dice —. I sì sono stati 315, mentre radicali e Svp hanno votato no». Di lì a poco, entra in Aula anche Michele Pisacane del gruppo Popolo e territorio, indicato fino a quel momento tra gli incerti e pronto seguire l’esempio di Sardelli, ma con il suo i voti a favore salgono a 316.


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