Il Draghi ribelle: i giovani hanno ragione Il banchiere ora teme la rabbia dei popoli

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 ROMA. Loro lo hanno individuato come l’avversario numero uno, tant’è che hanno preso a chiamarsi «Draghi ribelli» e le prime manifestazioni in Italia le hanno fatte davanti alle sedi della Banca d’Italia. Lui, che proprio in questi giorni si sta trasferendo alla guida della Banca centrale europea e ieri era a Londra al G20 delle finanze, a sorpresa ha deciso di dar loro ragione: «Li capisco».

Una dichiarazione clamorosa per un banchiere centrale, tanto più se arriva dopo la famosa lettera con le ricette lacrime e sangue destinate all’Italia. Quella lettera che la piazza di Roma vuole rispedire al mittente. Ma Mario Draghi in una conversazione informale con alcuni giornalisti, ma confermata poi dalla Banca d’Italia, dice così: «Se la prendono con la finanza come capro espiatorio, ma li capisco. Hanno aspettato tanto. Noi, alla loro età , non lo abbiamo fatto».
Un banchiere centrale che se la prende con le banche fa sensazione. Tanto più che Draghi subito aggiunge: «Se siamo arrabbiati noi adulti per la crisi, figuriamoci loro che sono giovani, che hanno venti o trent’anni e sono senza prospettive». Più tardi, quando riferiscono al governatore degli scontri di Roma, arriva la condanna. Ma molto più pacata di quella dei politici a Roma. «È un gran peccato», si limita a commentare il banchiere centrale da Londra.
Un doppio Draghi? Nel corteo qualcuno, informato delle prime dichiarazioni del governatore, lo segnala: «Quando parla dei problemi dell’Italia parla dei giovani, ma poi dall’estero fa arrivare altre ricette». Tant’è che una delle richieste forti che in questi giorni è venuta dagli indignados è che la Banca centrale europea ritiri la sua famosa lettera con i «consigli» imperativi al governo italiano. Di certo perché nessuno pensa che il governo – questo e tanto menoil prossimo – possa avere l’intenzione di respingere quei consigli.
Ed è vero che Mario Draghi nei suoi discorsi più recenti si è voluto mostrare attento alle esigenze della generazione senza futuro. «Senza i giovani non c’è crescita» ha detto anche mercoledì scorso nel corso di una cerimonia nella sede di via Nazionale. Mentre fuori protestavano gli indignati che poi, sotto le insegne di «Draghi ribelli» e con tanto di drago gonfiabile si sono accampati a pochi metri da Bankitalia.
Ma certo dev’esserci anche altro, se il prossimo presidente della Banca centrale europea si spinge a comprendere le ragioni di chi in tutto il mondo manifesta contro la finanza. È il segno che anche all’Eurotower di Bruxelles comincia a fare presa la preoccupazione per la rabbia dei popoli. Di questa preoccupazione è testimonianza la discussione sulla riduzione del debito greco. A luglio i governi europei si erano attestati su un taglio del 21 percento su base volontaria dei singoli paesi debitori. Ma poco dopo il presidente dell’Eurogruppo Junker ha parlato della necessità  di tagliare il debito del 60%. Ed è di questo che adesso discutono i governi, l’ipotesi minimale è quella di cancellare la metà  delle esposizioni di Atene.
Ma visto che da un mese ci sono gli accampati ai piedi dei palazzi della grande finanza di Wall Street non si tratta solo un problema europeo. La paura è mondiale e non per nulla il ministro del tesoro di Obama, Timothy Geithner, (reduce da un recente viaggio in Europa) ha deciso di benedire le manifestazioni esattamente come Draghi. «Quello a cui stiamo assistendo nel paese – ha detto il ministro americano – è l’espressione del timore che l’economia Usa non stia crescendo in tempi rapidi, che il tasso di disoccupazione non stia calando più velocemente e che non ci sia un aumento dei salari». E così proprio mentre partivano i primi dei cortei negli Stati uniti, anche Geithner ha ammesso: «La gente vuole che il governo, che Washington, agisca per migliorare subito la situazione».


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