Il Belgio è morto, evviva il Belgio

by Sergio Segio | 12 Ottobre 2011 16:31

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Dopo la scissione della circoscrizione elettorale bilingue Bruxelles-Hal-Vilvorde, fondamentale per lo sblocco dei negoziati, il punto più importante dell’accordo consiste nello sviluppo del federalismo con un rafforzamento dell’autonomia delle regioni (le Fiandre, che rappresentano più del 50 per cento delle entrate federali, la Vallonia e Bruxelles-capitale) per quanto riguarda il fisco, la sicurezza sociale, l’impiego e il codice della strada. La durata della legislatura federale passerà  da 4 a 5 anni per evitare che il paese sia sempre in campagna elettorale.

“Mesdames, messieurs, nous avons un accord! (‘Signore e signori, abbiamo un accordo!’)”, titola De Morgen, per una volta in francese. Il quotidiano fiammingo riprende le parole con cui Elio Di Rupo ha annunciato il patto con i probabili membri della futura coalizione di governo. “Finalmente”, scrive il capo della sezione politica del quotidiano, Steven Samyn:

Circondato dagli otto negoziatori, il formatore ha dichiarato: ‘abbiamo trovato un accordo per far evolvere il paese e stabilizzarlo’. Non avrebbe potuto trovare una formula migliore. La sesta riforma dello stato belga rappresenta infatti un’evoluzione, non una rivoluzione. Una grande riforma che riequilibra il peso dello stato belga nei confronti degli stati federali.

“Finalmente!” è il titolo scelto anche da la Libre Belgique. Sul quotidiano di Bruxelles Francis Van de Woestyne rende omaggio “al principale artefice del negoziato, Elio Di Rupo”:

Difficile immaginare l’energia, la pazienza, la disponibilità  e la creatività  che sono state necessarie per arrivare fino a questo punto. Dopo aver disperatamente cercato di trovare un intesa con [il leader nazionalista fiammingo] Bart De Wever […] Elio di Rupo ha dovuto trattare con interlocutori fragili, imprevedibili e divisi tra loro. Bisogna riconoscere che è stato l’unico, in un paese stravolto da forze centrifughe egoiste, a cercare davvero una sintesi politica tra nord e sud, tra destra e sinistra.

Secondo l’editorialista di Le Soir Béatrice Delvaux, più che Di Rupo a vincere è stato il Belgio:

Per capire l’importanza di questo momento dobbiamo ricordarci che non ci credeva più nessuno. Dobbiamo ricordarci di quante volte abbiamo pensato che non c’erano speranze di trovare un compromesso, che non c’erano speranze per il Belgio. Il Belgio è il grande vincitore, per il solo fatto che esiste ancora ed è pronto a continuare il suo cammino. Il Belgio resterà  il Belgio, ma non sarà  più lo stesso: i suoi motori sono ormai regionali e comunitari, e la sua sopravvivenza come stato non è più solo un’ipotesi. Dobbiamo riconoscere a quest’entità , arrivata a un passo dalla morte, di essere riuscita a portare a termine una mutazione miracolosa e ingegnosa, che grazie ai nuovi equilibri riuscirà  a soddisfare tutti i contendenti. […] Non bisogna limitarsi al risultato immediato: in un certo senso la riforma seppellisce definitivamente il Belgio federale. In molti sono convinti, anche se sperano il contrario, che questa non sia l’ultima scena del film. In questo senso il grande trionfatore è l’unico che non compare nella foto di famiglia. Nel corso di questo estenuante negoziato il leader nazionalista Bart De Wever ha convinto tutti quanti della sua teoria: il Belgio non ha più (molto) senso”.

Su De Standaard, infine, l’editorialista Guy Tegenbos apprezza il nome assegnato alla riforma, “accordo a farfalla”, anche se la definizione non corrisponde al contenuto del testo:

L’accordo a farfalla presentato ieri da Di Rupo, naturalmente in papillon (“farfalla”), è una riforma tipicamente belga. Come la quinta, anche la sesta riforma è racchiusa in tantissime pagine di accordi. Ma non esiste una linea né una visione comune. La riforma è nata da uno scontro tra due visioni opposte in tutto. Per trovare una soluzione che potesse soddisfare i due blocchi è stato necessario uno sforzo immane, e poi il tutto è stato cucito unendo le varie toppe. […] Di Rupo ha portato a termine la sua missione impossibile, ma non ha creato un nuovo Belgio. È nato il Belgio 6.0. In attesa della versione 7.0 c’è una tregua che concede ad entrambe le parti un po’ di ciò che chiedevano, e permette loro di rilassarsi per qualche tempo.

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