I tiranni in ufficio fanno più carriera “Essere gentili non paga

by Sergio Segio | 22 Ottobre 2011 6:51

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La cattiveria paga. In contanti, un lupo guadagna circa 9mila dollari in più di un agnello. Cancellare “grazie” e “per favore” dal proprio vocabolario d’ufficio fa lievitare la busta paga di oltre il 18 per cento. Criticare i colleghi fa apparire competenti. Perseguire i propri obiettivi di carriera non lascia spazio a un caffè in compagnia. Né un capo può sprecare il tempo con i dipendenti.
La gentilezza in ufficio influenza negativamente guadagno e carriera. È la conclusione di uno studio condotto da University of Notre Dame, Cornell University e University of Western Ontario, pubblicato sul Journal of Personality and Social Psychology. Anche se il contesto è tipicamente americano e il pensiero corre subito a Wall Street, i risultati dei sondaggi non sono così estranei anche ad altre nazioni. Ad aumentare l’atmosfera da legge della giungla, si aggiunge anche la conclusione che se un uomo riceve in generale un aiuto dal comportamento scortese, la regola non si applica alle donne. Sorridenti o sgarbate, guadagneranno sempre in media 10mila dollari in meno rispetto ai colleghi maschi. Tirare unghiate verso le scrivanie altrui non aggiungerà  che mille o duemila dollari all’anno a un conto in banca femminile.
Il lavoro dei ricercatori si basa su tre ricerche pubblicate in precedenza e una condotta ad hoc, per un totale di oltre 10mila interviste a lavoratori di età  e posizioni di carriera diverse: a dimostrazione che alla regola homo homini lupus non sono estranei neanche i ragazzi appena usciti dal college. Dei cinque tratti che definiscono la personalità  di un individuo (gentilezza, estroversione, stabilità  emotiva, coscienziosità  e apertura mentale) solo uno emerge prepotentemente come dannoso per la carriera: la gentilezza, intesa come la capacità  di dare valore ai rapporti con gli altri, aiutare un collega in difficoltà , trovarsi a proprio agio nel lavoro di gruppo ed essere considerati una compagnia piacevole, da frequentare anche nel tempo libero.
Niente di tutto questo. Sul luogo di lavoro bisogna saper chiedere con forza. Ribellarsi ai torti. Difendere la propria posizione nei conflitti. Usare l’arma della rabbia per farsi ascoltare. Ritagliarsi sempre la fetta più grande della torta. «Perché un comportamento che concede poco alla gentilezza – spiegano i ricercatori – è indicativo di abilità  e successo, specialmente in quegli ambienti dove predominano competizione e aggressività ».
Una ricetta simile non può che fare terra bruciata nei rapporti con colleghi e sottoposti. Senza contare – sottolineano gli studiosi – che spesso l’amore per la concordia sfocia in comportamenti troppo aderenti alle convenzioni. Innovazione e creatività  si traducono al contrario in strappi e scossoni, che spezzano un’armonia consolidata ma proiettano in teoria un’azienda verso il futuro. In fondo, è il gelido concetto che sottintende l’intero studio, se tutti i giorni passiamo otto ore insieme in ufficio non è per amore dei colleghi, ma per perseguire il successo di un’impresa. Ed è meglio rinunciare al calore umano se questo ci fa guadagnare punti in termini di salario, sostengono i tre economisti nordamericani in una sorta di rivisitazione psicologica della “Ricchezza delle nazioni” in cui le donne restano schiacciate nel loro ruolo convenzionale ed escluse a priori dalla competizione. «Perché la scortesia – tengono a spiegare i tre economisti – non è conforme al modello di comportamento femminile. E un comportamento sgradevole non rappresenta per le donne lo stesso asset degli uomini». Il sesso debole insomma dovrà  accontentarsi di andare d’accordo, rinunciando all’idea di andare avanti.

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