I ministri di spesa contro Tremonti Prestigiacomo: non voto la Finanziaria
ROMA – È di nuovo scontro sui tagli ai ministeri. E nel mirino c’è ancora il titolare dell’Economia Giulio Tremonti. Ad accendere la miccia è stata la destinazione del mini-tesoretto ricavato dalla vendita delle frequenze delle frequenze 4G: erano destinate alla banda larga di competenza di Paolo Romani (Sviluppo economico) ed invece sono finite nel calderone della legge di Stabilità . Ma a scaldare gli animi è stata la linea tremontiana di fare “Finanziaria” e decreto sviluppo a costo zero scatenando le ire degli altri ministri, da Frattini (Esteri) alla Prestigiacomo (Ambiente), che ha annunciato di non voler votare una legge che cancella di fatto, con tagli fino al 90%, il suo ministero.
Alla fine la riunione dell’esecutivo, anche a causa del caso della bocciatura del Rendiconto dello Stato, è stata rinviata ad oggi. Intanto fa un passo in avanti l’iter del concordato Italia-Svizzera per sottoporre a tassazione i capitali esportati dagli italiani (circa 100 miliardi): la bozza dell’intesa, da cui potrebbe scaturire un gettito di circa 4 miliardi nel primo anno, è arrivata ieri a Palazzo Chigi dalla Farnesina.
Sottrarre risorse alla banda larga e al settore tlc rappresenta «un grave danno» anche perché il «reinvestimento delle risorse era il presupposto normativo» della gara, ha detto Romani. «I contenuti della nuova legge di stabilità riportati dalla stampa – ha aggiunto il ministro per lo Sviluppo – appaiono in evidente contrasto con quanto previsto circa la destinazione delle risorse della gara per le frequenze 4G, gestita nella sua totalità dal ministero dello Sviluppo».
Disagio esplicito anche da parte del ministro degli Esteri Frattini: «Non vedo un decreto sviluppo a costo zero». Al coro di proteste si è aggiunto anche il ministro dell’Ambiente Stefania Prestigiacomo che ha annunciato di non avere intenzione di votare il disegno di legge di Stabilità . «Ovviamente – ha detto – non potrò votare né in consiglio dei ministri né in Parlamento una legge che di fatto cancella il ministero dell’Ambiente».
La manovra d’agosto ha tagliato pesantemente la spesa dei ministeri: si tratta di 6 miliardi nel 2012 e di 2,5 per l’anno successivo. In base all’articolo 1 della manovra è stato varato un Dpcm, applicativo, il 25 settembre scorso, che chiede applica i tagli lineari e chiede inoltre ad ogni dicastero di certificare, funzione per funzione, l’entità delle spese. I ministri, che dovevano rispondere alla Ragioneria generale, entro il 3 ottobre, naturalmente hanno preso tempo e aperto un negoziato. Così il Tesoro ha minacciato di agire d’imperio e inserire i tagli, dettagliati per funzione di spesa, per ciascun ministero, all’interno della legge di Stabilità . Di qui la rivolta.
Sulla situazione italiana e sui suoi conti pubblici pende sempre la crisi internazionale. La crescita nell’area euro è a rischio – ha affermato ieri la Bce – i conti pubblici sono sotto pressione e i paesi più «vulnerabili» devono prepararsi a eventuali, nuove manovre aggiuntive. Francoforte fa sapere che nonostante l’intervento di sostegno iniziato ormai due mesi fa, lo spread italiano nell’ultimo mese si è riavvicinato «ai livelli osservati in agosto, prima che la Bce decidesse di riattivare» gli acquisti.
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