I costi della politica: oltre 350 euro per ogni famiglia

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ROMA — «All’inizio, sinceramente, io pensavo ci volesse un’oretta per raccogliere tutti i dati — confessa Mariano Bella, direttore dell’ufficio Studi di Confcommercio —. Invece ci abbiamo messo 14 mesi per fare questo volumetto di appena 50 pagine. Di lavoro ce n’è servito…». Una ricerca importante, coraggiosa, un tentativo di far chiarezza sui costi della politica in Italia. Con risultati choc: «Ogni anno — rivela il professor Bella — la politica grava sul bilancio di ogni famiglia per una cifra pari a 367 euro, 152 euro in media a persona. Vuol dire che ciascuno di noi, da 0 a 80 anni, pagherà  in tutto 12 mila euro per finanziare soltanto l’elezione e il funzionamento di senatori, deputati, consiglieri regionali, provinciali, comunali, circoscrizionali coi relativi staff, uffici, auto, consulenze, spese di cancelleria… Abbiamo calcolato che il fabbisogno annuale è di 9 miliardi di euro. Più di un milione l’ora!».
Il direttore dell’ufficio Studi, poi, cita un editoriale di Angelo Panebianco sul Corriere della Sera («Ora la dieta per la grassa politica») che ha pure riportato nella sua ricerca: «I costi documentati sono solo la punta dell’iceberg. Proprio così. Perché la politica è una giungla complessa da districare. Non è solo questione di auto blu e stipendi super. Pensate che la Uil, che ha condotto uno studio analogo, ha concluso che ogni anno la politica viene a costare addirittura 23 miliardi di euro, se si considerano pure le pensioni, i vitalizi, le risorse utilizzate per il funzionamento di Palazzo Chigi, dei ministeri, della Corte costituzionale, del Cnel, della Corte dei Conti…».
«Io ho sempre sostenuto che per far ripartire i consumi bisogna smettere di aumentare le tasse — continua il direttore dell’ufficio Studi —. Così vi dico che dalla nostra ricerca sarebbe possibile anche ricavare delle buone ricette per l’economia. Ne dico una: applicando ai circa 154 mila rappresentanti politici dei vari organi collegiali elettivi nazionali e locali l’ipotesi, più volte ventilata, della riduzione di poco più di un terzo, il 36,5 per cento, si avrebbe un risparmio di spesa di oltre 3,3 miliardi all’anno, considerando inclusi nel taglio non solo i politici ma anche il personale dei relativi palazzi. Volendo, invece, preservare il posto di lavoro ai dipendenti, il risparmio sarebbe di 1,8 miliardi, che rispetto ai 9 spesi ogni anno rappresentano comunque un bel gruzzolo».
«Ebbene — conclude Bella — questi soldi permetterebbero, volendo, una riduzione permanente dell’aliquota Irpef a beneficio di oltre 30 milioni di contribuenti: non più il 23 per cento di prelievo sui redditi, ma il 22,2 o al massimo il 22,6. Oppure, in alternativa, questo tesoretto, definiamolo così, tra 1,8 e 3,3 miliardi di euro risparmiati, potrebbe essere impiegato per sostenere quel milione e passa di famiglie italiane che vivono in condizioni di povertà  assoluta, garantendo a ciascun nucleo un assegno annuo compreso tra i 2 mila e i 2 mila e 900 euro. In entrambi i casi, riduzione dell’Irpef o aiuto alle famiglie, si tratterebbe della più grande ed efficace operazione di redistribuzione mai effettuata nel nostro Paese».


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