Grecia, un popolo in piazza: si volti pagina

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Resta il fatto che l’esecutivo greco stia per varare un ennesimo pacchetto di misure di austerità  e loro, i partecipanti alla manifestazione del 19 ottobre, non ci stanno.

La manifestazione, infatti, è stata imponente: a mezzogiorno la polizia stimava 70mila partecipanti, mentre i sindacati parlano di 500mila. Quale che sia il numero esatto, è certo che si sia trattato di una delle più grandi manifestazioni degli ultimi trent’anni, forse la più grande. E come già  successe il 29 giugno, anche oggi in piazza c’erano proprio tutti: c’erano gli spazzini, in sciopero da 19 giorni. Con una città  invasa da montagne di rifiuti e pensieri governativi circa l’opportunità  di reclutare l’esercito per raccogliere le tonnellate putride, gli ateniesi non si lamentano troppo, dopotutto è destino comune al settore privato come a quello pubblico, ormai, lavorare sottonumero e sottopagati.
C’erano gli impiegati della società  elettrica (Dei), gli stessi che una settimana fa hanno occupato per 24 ore la tipografia, al fine di impedire l’erogazione delle ormai famigerate bollette di ottobre e novembre, con le quali il Ministero delle finanze sta riscuotendo l’ennesima tassa straordinaria sugli immobili. Al grido: ”Noi non taglieremo la luce ai poveri e ai disoccupati”, i sindacalisti della società  elettrica hanno fatto breccia nei cuori ellenici.
C’erano i giornalisti della televisione e radio di stato che da domani diverranno dipendenti pubblici: ”Ne va della nostra identità  professionale e della nostra indipendenza”. Con trent’anni di lavoro alla televisione di stato, Niki e Agheliki ormai sanno che bastano poche ore perché una vita intera cambi e, forse, non succede lo stesso alle scelte del Governo: ”Ma, almeno, che ci sentano. Si ricordino, in Europa, che la Grecia non è solo debito ma un popolo e comprendano come sinora abbiamo mostrato enorme pazienza e tollerato molto, forse troppo”.
Eppure oggi, ci sono anche quei piccoli imprenditori di cui tanto si parla per l’essere una delle categorie più colpite dalla crisi. Ai negozi chiusi, quasi non si fa più caso e quasi ci si dimentica che, per anni, le piccole e piccolissime imprese hanno tenuto vivo il modello economico e produttivo greco.

Oggi, però, i negozi sono chiusi per sciopero. E’ la prima volta e, nei quartieri, sembra domenica. Sembra domenica anche a Ghiannis, piccolo imprenditore edile che sa che molto probabilmente non voterà  alle prossime elezioni, quando che siano. ”Cionostante devo essere qui, il governo deve sapere che il popolo sogna l’elicottero che, nottetempo, porterà  via Papandreou e i suoi. Come successe in Argentina. E poi, prima o poi, quelli che hanno condotto il Paese alla rovina devono finire in prigione”.
Le parole sono diverse ma il concetto resta lo stesso: ormai quasi tutte le opposizioni chiedono elezioni anticipate e, quelle di sinistra, hanno finalmente delineato e presentato un programma economico alternativo e particolareggiato. Se realistico, saranno gli elettori a decidere ma, intanto, il passo è stato fatto.

I Greci, da parte loro, stanno cambiando. Nel corso delle manifestazioni della primavera del 2010, avevano espresso una rabbia informe e pericolosa, parzialmente contenuta dal rogo alla banca durante la manifestazione del 5 maggio 2010 che costò la vita a tre persone. Scollati dai sindacati, considerati nemici tanto quanto i partiti politici, per essere stati spesso l’anticamera del potere, gli indignati dell’estate del 2011, hanno riscoperto il valore della solidarietà  e della rivendicazione; tuttavia, anche allora mancava una proposta politica strutturata e, per quanto possibile, unitaria. Oggi, il successo della manifestazione testimonia come la società  ellenica stia rivalutando i sindacati e come questi ultimi, debbano superare le logiche di corporazione e i privilegi di casta che, per anni, li hanno condannati agli occhi dei lavoratori greci.
In questo quadro, gli scontri seguiti alla manifestazione, per quanto gravi, hanno un’importanza relativa, poiché non portano nessun nuovo elemento di discussione circa le dinamiche interne alla società  greca colpita, così duramente, dalla crisi.

 

 


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