Governo in bilico, un giorno per trattare

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ROMA — Fumata nera, ma il confronto fra Berlusconi e Lega va avanti. Ci sono, però, solo altre 24 ore di tempo.
Il Consiglio dei ministri straordinario, convocato in tutta fretta nella mattinata di ieri, dopo l’esito del Consiglio europeo di Bruxelles, è iniziato con un’ora e un quarto di ritardo rispetto alla convocazione delle 18, cioè alle 19,15. A causa di un incontro serrato, e senza che si raggiungesse un’intesa, tra il ministro Tremonti e i ministri leghisti. Il Cdm è durato un’ora e mezza. Ed è terminato senza assumere alcuna decisione in merito al nodo pensioni. Né in merito al decreto sviluppo.
È stata una giornata convulsa, l’impegno politico a fare quello che è necessario, quell’impegno che ci chiede l’Europa, non c’è ancora. Il Senatur non vuole alcun decreto, ha accettato di discutere di una road map, ma soprattutto chiede che non ci siano interventi di sostanza sulle pensioni di anzianità . «Su quelle non cediamo di un millimetro» è la posizione del Carroccio. Altro sarebbe intervenire sulle baby pensioni, quelle di invalidità  e quelle d’oro. Al massimo, anticipando qualche finestra, ma certamente non lasciando passare una riforma organica.
Oggi, quindi, potrebbe non essere riconvocato un nuovo Consiglio dei ministri, ma molto più semplicemente inviato un documento di indirizzo (Tremonti non lo vuole molto dettagliato) all’Unione Europea per indicare punti e scadenze delle misure per la crescita allo studio del governo. Visto che entro domani, mercoledì, la Ue attende di sapere se ci assumiamo l’onere di scelte che rimettano in moto l’economia italiana e vadano oltre la riforma dell’età  pensionabile.
In apertura del Cdm, Berlusconi ha svolto un’ampia relazione sugli esiti del Consiglio europeo di domenica. «Le pensioni non si toccano, non è giusto far pagare la crisi ai pensionati» ha invece ribattuto il leader della Lega Umberto Bossi. Terminato il Cdm, il presidente del Consiglio ha riunito a cena nel suo appartamento a Palazzo Chigi, per un altro vertice, il ministro dell’Economia, Tremonti, quello delle Riforme, Bossi, quello della Semplificazione normativa, Roberto Calderoli, e il responsabile del Viminale, Roberto Maroni. Presente il sottosegretario Letta. Un vertice chiuso a notte fonda senza accordo ma con l’impegno di rivedersi oggi.
Ma il tempo stringe. Solo l’ultima trattativa dirà  se davvero si corre il rischio di vedere materializzarsi lo spettro che portò alla caduta del primo governo Berlusconi nel ’94, che dovette lasciare sulle pensioni.


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