Germania, guerra al brevetto sugli alimenti

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Nel 2002 la Plant Bioscience Ltd di Norfolk, Regno Unito, aveva ottenuto il brevetto per la coltivazione di broccoli che, a dire della società  britannica, hanno proprietà  benefiche per la riduzione del cancro. Nel 2003, il colosso svizzero agroalimentare Syngenta, ha presentato ricorso all’Epo perché – sosteneva – era stato apposto un brevetto su un tipo di coltivazione convenzionale e nessuna opera “intellettuale” di ricerca o invenzione era rinvenibile nelle procedure registrate dalla Plant Bioscience.

Christoph Then fa parte di un’organizzazione tedesca che lotta da anni contro i brevetti registrati sui semi, su prodotti alimentari base e animali. A PeaceReporter spiega le ragioni della protesta: secondo Then, i brevetti sui prodotti della natura avrebbero degli effetti devastanti per i coltivatori che non potranno utilizzare le piante brevettate senza pagare una royalty al detentore del brevetto; il che si traduce in un aumento del prezzo per il produttore e per il consumatore.
I brevetti consolidano i monopoli non solo sui semi geneticamente modificati, ma anche su quelli naturali, decretando così la fine delle piccole e medio imprese agricole nonché della biodiversità . A partire dal gennaio di quest’anno, l’Epo ha ripreso a rilasciare brevetti su semi, piante e cibo derivato da coltivazioni convenzionali. Da quando l’ufficio ha aperto i battenti nel 1999, sono stati rilasciati circa 900 brevetti sull’allevamento degli animali e quasi il doppio sulle piante. Secondo Then, la legislazione europea in materia è stata facilmente aggirata: è ora che la politica, distratta dalla crisi economica, presti attenzione a una questione di altrettanta importanza vitale. Il parlamento tedesco, in ogni sua componente politica, ha già  fatto qualche passo avanti in questo senso, firmando una dichiarazione in cui si afferma la necessità  di arrestare il rilascio di brevetti su prodotti naturali.

L’Epo ha annullato l’udienza del 26 ottobre dopo che la Syngenta ha ritirato il ricorso. Tanta strategia e tanti interessi: è molto probabile, sostiene Then, che la Syngenta presentò appello non tanto per far ritirare il brevetto alla Plant Bioscience, ma perché il giurì interno dell’organizzazione si pronunciasse sulla questione aprendo, di fatto, le porte a questa consuetudine, visto che il colosso svizzero è altrettanto interessato a questa pratica e sta tentando di fare lo stesso con il riso. “Adesso lo hanno ritirato perché non ritengono strategico un clamore pubblico sulla vicenda”, afferma Then; o forse hanno raggiunto un accordo per la spartizione dei prodotti a livello globale insieme con le altri multinazionali come la Monsanto o la Dupont. “Bisogna alzare la voce e difendere il cibo, un bene primario per la vita“, conclude Then che ha anche promosso una petizione da presentare al parlamento europeo già  sottoscritta da centinaia di organizzazioni non governative (sono solo sei quelle italiane ad averlo fatto) e migliaia di cittadini.


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