Firmati gli accordi Ma i No Tav non si arrendono

by Sergio Segio | 12 Ottobre 2011 7:14

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L’accordo consentirebbe la conferma dei finanziamenti europei per oltre 600 milioni di euro e l’avvio dei lavori del tunnel di Chiomonte all’inizio del 2013. È stato, inoltre, recepito il cosiddetto progetto «low cost», ma non così light, diviso in due fasi: la prima del valore di circa 8,2 miliardi con le opere propedeutiche, il tunnel di base e due stazioni internazionali a Susa e a San Jean de Maurienne; la seconda con i tunnel di Belledonne e Glandon in territorio francese e, se necessario, la galleria dell’Orsiera.
E se la Regione Piemonte, al tavolo della Conferenza intergovernativa, ha chiesto di far parte del consiglio del nuovo soggetto promotore della Torino-Lione e di studiare le giuste compensazioni per la Val di Susa, i No Tav non hanno nessuna intenzione di mettersi il cuore in pace. Sabato scorso hanno iniziato il No Tav Tour, che fino a metà  novembre toccherà  le maggiori città  e piazze italiane. Stanchi di essere descritti dai media e dalla quasi totalità  della classe politica come «mostri e terroristi» hanno deciso «di far cambiare idea alle persone e sopperire alla mancanza di informazione», portando in giro i loro volti, le loro storie e le loro ragioni. Oggi, alle 16,30, saranno all’Università  statale di Milano (incontro con Lele Rizzo, Claudio Cancelli e Nicoletta Dosio) e domani alle Colonne di San Lorenzo; il 18 ottobre a Bari e il 21 a Napoli.
Intanto, il movimento sta preparando la mobilitazione per la manifestazione del 15 ottobre a Roma. «Come la Val Susa non può vincere senza l’Italia, un’Italia migliore non può nascere senza la vittoria della Valle. Così i ragazzi spagnoli non possono vincere senza l’Europa». I No Tav saranno nella capitale «dove i palazzi del potere con una mano rapinano gli italiani di 20 miliardi di euro, con l’altra firmano gli accordi con la Francia per regalarne 22 al malaffare, distruggendo con il Tav le nostre vite e la nostra vallata. E spendono 90 mila euro al giorno per gasarci e reprimere il nostro dissenso».
In Valle, ad Avigliana, anche ieri è proseguito il digiuno e la sospensione dell’assunzione dei farmaci contro l’Hiv di Fabrizio, 46 anni, attivista nonviolento. «Ho deciso di usare l’arma della malattia come una spada per trafiggere l’indifferenza e la malainformazione che i mezzi di comunicazione continuano a diffondere. Chiedo a Prefettura e Procura di allentare la repressione nei confronti di cittadini che combattono una sacrosanta battaglia contro la speculazione del tondino e del cemento. E mi auguro che il processo a carico di Elena e Marianna si svolga al più presto e che ritornino libere».

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