Fincantieri, operai in occupazione e tavolo a Roma

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Il presidente della Regione Liguria Claudio Burlando fa un buon tratto di corteo: «Vedo gente che ci crede, che ha voglia di lottare. Ci sono anche aspetti positivi da non trascurare: il cantiere di Riva Trigoso è salvo. Ora bisogna che il governo eroghi i soldi per il ribaltamento a mare a Genova e bisogna fare l’ammodernamento senza chiudere le attività  cantieristiche e intanto trovare nuove commesse». Il sindaco Marta Vincenzi usa parole forti, qualche ora dopo, in consiglio comunale: «La tensione fra i lavoratori di Fincantieri rischia di esplodere con conseguenze inimmaginabili per la tenuta democratica. Se torna il fantasma della chiusura dello stabilimento genovese non si tiene più la situazione». Persino la presidente dei giovani confindustriali genovesi, Nicoletta Viziano, dice che senza Fincantieri «rischiamo che Genova venga cancellata dall’Atlante» e il cardinale Angelo Bagnasco auspica che gli operai non perdano il lavoro.
Le tensioni nel corteo sono palpabili. Gli operai esasperati gridano «lavoro, lavoro» e «lottiamo fino alla morte». Ci sono diversi cassintegrati, oggi a quota 250 su 800 diretti: «Vado avanti ad acqua e pane, con 600 euro al mese», urla uno. Ci sono le ditte in appalto che dopo l’Oceania in costruzione e in consegna a marzo rischiano il buio: alcuni occuperebbero tutto, dalle stazioni ferroviarie all’aeroporto. Ci sono anche quelli delle pulizie (altro appalto): «Lavoro in Fincantieri da sei anni, ripuliamo le navi durante la lavorazione – dice Caterina, 59 anni – ogni nave un contratto, l’ultimo finisce a marzo. Sarebbe normale se si riprendesse dopo un paio di mesi con una nuova nave. Ma per ora niente».
Sotto la prefettura il coordinatore nazionale cantieristica navale della Fiom, Alessandro Pagano, insiste che la trattativa sui cantieri di Fincantieri deve essere globale: «Ci hanno diviso facendo accordi locali. A Monfalcone è stato firmato un accordo da Fiom, Fim e Uil e così per una parte della divisione militare ligure con Fim e Uilm. Ad Ancona non ci sono riusciti. Hanno messo cantiere contro cantiere, l’azienda ha distrutto le relazioni sindacali. Il ministro è inadempiente, il tavolo nazionale non viene convocato dal 3 giugno scorso e il silenzio del governo ha dato la possibilità  all’azienda di costruire questa nuova gestione».
Intanto istituzioni e sindacalisti salgono dal prefetto Francesco Musolino. Passano un paio d’ore e tutto quello che si sa è che a Roma non trovano il ministro (è in Iraq). Gli operai sono allibiti. Poi finalmente si ristabiliscono i contatti e viene fissato l’incontro a Roma.
La Regione Liguria convoca un tavolo giovedì per la caccia alle commesse e il consiglio regionale delle Marche vota una mozione per la salvaguardia dei posti di lavoro, visto che l’azienda punta a ridurre i dipendenti anconetani da 580 a 400. Intanto l’ad Francesco Bono ha scritto al presidente delle Marche Gian Mario Spacca chiedendo una mediazione, lamentando la richiesta di «un non meglio precisato tavolo nazionale» da parte dei sindacati e ricordando che «la crisi della cantieristica continua a essere estremamente grave».


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