Fincantieri, gli operai occupano a oltranza lo stabilimento di Sestri

by Sergio Segio | 4 Ottobre 2011 7:19

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Era uno sciamare incazzato e disperato, sotto un sole canicolare. Prima c’è stata un’assemblea, infuocata dalla notizia che Fim e Uilm liguri venerdì sera hanno firmato un accordo con l’azienda per la riorganizzazione dei due cantieri militari liguri, a Riva Trigoso e Muggiano, nello spezzino, senza una riga su Sestri ponente.
Così alla fine, i lavoratori divisi tra l’assalto al Salone nautico o all’autostrada, hanno optato per la seconda. Il corteo si è mangiato Cornigliano, poi Sampierdarena ed è arrivato a due passi dalla Lanterna bloccando le autostrade e la viabilità  cittadina. «Vogliamo farci sentire dal governo, da Berlusconi – articola uno degli operai – qui sembrano tutti sordi. E a noi tocca fare gesti sempre più eclatanti. Sembra che vogliano far pagare a Genova il fatto di aver votato sempre a sinistra». Un altro elenca: «Mia moglie 27 anni disoccupata, io ne ho 32, abbiamo un figlio di quasi un anno. Non c’è più futuro. Neanche per mio figlio». Un terzo promette gesti eclantanti senza l’ombrello di nessun sindacato, perché «lo Stato dorme, Bono ci illude e qui ci sono migliaia di famiglie che muoiono di fame».
La temperatura sta salendo. All’ombra di un cartello autostradale, a due passi da un benzinaio, il segretario della Fiom genovese Francesco Grondona commenta che «il disegno ora è chiaro: fare navi a Marghera e Monfalcone e un po’ ad Ancona, in futuro chiudere Castellammare e fare un polo per il militare a La Spezia, con la prospettiva di chiudere anche Riva. Insomma un pesante ridimensionamento di tutta l’azienda. Noi non ci stiamo. Cisl e Uil dicono che se tengono almeno Riva e Spezia non è così male per la Liguria, noi la pensiamo diversamente».
L’agitazione, in mancanza di nuove commesse, è già  iniziata la scorsa settimana con assemblee e un blocco dell’autostrada a Cornigliano. Poi ci sono stati dei colloqui telefonici con l’azienda: «L’ad Bono non vuole tornare sulle sue scelte – dice Bruno Manganaro della Fiom Cgil, pronto a passare la notte negli uffici della direzione del cantiere – L’occupazione va avanti finché non c’è un colloquio con il governo, con la proprietà . Ci devono dire qual’è il futuro di Sestri, ci devono dare del lavoro». Le prospettive sembrano sempre più nere. A Genova i cassintegrati sono saliti a 250, a dicembre saranno 400, a marzo prossimo si parla di 650-700. «L’azienda telefonicamente ci ha annunciato che a marzo rimarranno 50 lavoratori a presidiare il cantiere. Praticamente mantengono unapertura fittizia che di fatto è una chiusura», dice un capo cantiere.
In piazza ci sono anche i dirigenti, gli amministrativi perché «se si chiude si chiude per tutti». Per di più gira la voce che Fincantieri avrebbe rifiutato una commessa di Msc, il gruppo Aponte. Sarà  quello che sindacati e lavoratori chiederanno di verificare al governatore ligure Claudio Burlando. Oggi infatti è previsto un nuovo corteo di una dozzina di chilometri, da Sestri Ponente al palazzo della Regione, per essere ascoltati dal consiglio regionale. Anche il piano degli enti locali per il cosidetto ribaltamento a mare, di fatto un ampliamento e restyling del cantiere, sembra sfumato dopo che il governo non ha messo i fondi a bilancio. E comunque, se si vincolano i lavori del ribaltamento alla costruzione del Terzo valico (la ferrovia verso la pianura padana) per usare il materiale di risulta degli scavi, si prospettano anni e anni di lavori, senza alcuna garanzia occupazionale per chi faceva saldature, coibentazioni e la progettazione di navi. «Non abbiamo niente da perdere a occupare a oltranza – è la chiosa di un delegato storico – non mi sono neppure portato il sacco a pelo. Vado avanti ad acqua. Speriamo solo che alla sera i negozianti di Sestri ci portino un po’ di frutta e verdura».

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