Figli al lavoro se il padre si ammala così nasce il welfare fatto in casa

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Lo chiamano welfare aziendale. Al posto di più soldi in busta paga, ai dipendenti il datore di lavoro concede servizi. Come l’asilo nido interno. Oppure versa contributi per le spese sanitarie o per i corsi di lingue dei figli. E c’è chi è arrivato, come Barilla, anche a coprire i costi di un’assicurazione in casi di morte o malattia grave del lavoratore.
Ma ora c’è una novità  destinata ad aprire una nuova stagione nelle relazioni industriali. Perché nessuno, fino ad ora, si era spinto fin a dove è arrivato il nuovo contratto integrativo di Luxottica, fresco di firma di proprietà  e sindacati. Secondo l’accordo il coniuge o i figli potranno prendere il posto del familiare/dipendente. Per esempio, in caso di malattia che possa protrarsi a lungo. Oppure, a sostituirlo potrà  essere il figlio che sta terminando il corso di studi che, in questo modo, potrà  imparare un mestiere. Stesso principio, se il coniuge viene messo in mobilità  o in cassa integrazione: può così reintegrarsi nel mondo del lavoro, senza perdere i diritti dell’ammortizzatore sociale.
In termini tecnici, si chiama job sharing, il lavoro condiviso, secondo un termine di recente conio. Ma con onestà , a Luxottica, 8mila dipendenti sparsi in sei stabilimenti in Italia, raccontano di non aver inventano nulla, ma di essersi ispirati ad Adriano Olivetti. E a quella stagione a metà  degli anni ‘60 in cui si cercò di far passare l’idea che la fabbrica non fosse solo il luogo di sfruttamento: «Ci siamo ispirati al suo insegnamento – sostengono Nicola Pelà  e Piergiorgio Angeli, a capo delle relazioni industriali del gruppo di Leonardo Del Vecchio – quando arrivò a proporre un modello di azienda dell’impresa che puntasse sull’idea di comunità  e di responsabilità  sociale dell’impresa».
Ecco spiegata l’altra innovazione del contratto integrativo Luxottica. La banca ore destinata alla paternità /maternità : dal momento in cui il lavoratori lo annuncia all’azienda, ha tre anni di tempo per accumulare parte degli straordinari e dei giorni di permesso e ferie per usufruirne dopo la nascita del figlio. Il meccanismo della banca può funzionare anche per chi mette da parte ore per la preparazione di esami universitari.
Una modalità  che si sta sempre più diffondendo nelle aziende e nelle fabbriche italiane. Anche se – va detto – il fenomeno riguarda, nella stragrande maggioranza dei casi, i grandi gruppi. Molto meno le piccole e medie imprese (che però costituiscono il 90% del tessuto aziendale italiano). L’elenco dei casi più eclatanti riguarda così nomi come Ferrero (contributi per spese pediatriche e soggiorni estivi per i figli), Tetra Pack (spese per l’istruzione e attività  socio-culturali del dipendente e della sua famiglia) Kraft (sostegno alle famiglie con figli) o ancora Barilla (cassa malattia gestita assieme al sindacato).
In ogni caso, secondo una recente indagine gli strumenti più diffusi riguardano, al momento, l’assistenza sanitaria (nel 24% dei casi), le convenzioni con banche e check up medici (16%), corsi di formazione e convenzioni con agenzie di viaggi (10%). Sono, invece, meno rilevanti i servizi alla famiglia come borse di studio, sportelli di assistenza sociale e carrelli di spesa gratuiti. Ma, con il perdurare della crisi e l’impossibilità  di aumentare gli stipendi, c’è da scommettere che d’ora in poi non sarà  più così.


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