Fiat, Consob in pressing sul piano industriale
TORINO – La lettera è arrivata pochi giorni fa alla sede di Fiat Spa in via Nizza, al Lingotto. Un documento formale, scritto facendo riferimento agli articoli 114 e 115 del Testo Unico della Finanza e all’articolo 66 del regolamento della Consob. Una lettera per molti aspetti sorprendente, una autentica innovazione nella storia della società di controllo sulle attività della Borsa italiana. La richiesta ai vertici Fiat è quella di rendere espliciti i piani sul futuro degli stabilimenti italiani. Non perché la Consob abbia voce in capitolo nelle scelte industriali delle società quotate. Ma perché nella valutazione del titolo incidono anche le scelte industriali.
Da quanto si apprende, la lettera della Consob contesterebbe a Sergio Marchionne di aver fatto annunci contraddittori sul futuro degli stabilimenti italiani, in particolare su quello di Mirafiori. Il 12 febbraio scorso, incontrando il governo e gli enti locali coinvolti dal Piano Fiat, l’ad del Lingotto aveva confermato gli impegni assunti nel progetto Fabbrica Italia presentato nell’aprile 2010 spiegando che a Mirafiori era prevista la produzione di due suv di segmento C, uno con il marchio Jeep e l’altro con il marchio Alfa. L’investimento complessivo per l’operazione sarebbe stato di un miliardo di euro. Il 15 febbraio, di fronte alle commissioni attività produttive di Montecitorio l’ad aveva ripetuto l’impegno specificando che la produzione dei due suv a Mirafiori sarebbe iniziata «nel terzo trimestre del 2012». Ma nell’estate i vertici del Lingotto hanno mostrato molti dubbi sulla reale praticabilità del piano. Quando, il 26 agosto, dopo una telefonata tra il ministro Sacconi e lo stesso Marchionne, il Lingotto ha «scongelato» ufficialmente gli investimenti per realizzare la Maserati alla ex Bertone di Grugliasco, il comunicato non diceva nulla sui suv a Mirafiori. E dalla Fiat trapelava l’indiscrezione, poi confermata nei giorni successivi, che sulla produzione del fuoristrada c’era l’incognita del cambio: con un dollaro debole non sarebbe stato conveniente costruire i suv in Italia. Dubbi poi superati, almeno in parte, il 3 ottobre quando la Fiat annunciava che nello stabilimento torinese si sarebbe prodotto uno dei due suv con il marchio della Jeep. E che la produzione sarebbe stata posticipata al secondo semestre 2013.
La Consob chiede dunque formalmente chiarezza. Contrariamente ad altre occasioni in cui ha imposto alle aziende di rispondere con un comunicato stampa ufficiale, questa volta la richiesta è di dare risposte sul piano Fabbrica Italia in occasione della comunicazione trimestrale dei conti che sarà data il 27 ottobre prossimo. Curiosamente le richieste di chiarezza della Consob non sono dissimili da quelle dei sindacati che da tempo vorrebbero avere un quadro più dettagliato dei progetti della Fiat negli stabilimenti italiani. Questa è stata anzi una delle ragioni di polemica tra la Cgil e il Lingotto. Anche ieri, in occasione della manifestazione nazionale della Fiom a Roma, Susanna Camusso, segretario generale della Cgil ha denunciato nel comizio finale che «Marchionne da lungo tempo non ci fornisce i dettagli del piano Fabbrica Italia». L’ad del Lingotto ha risposto, anche recentemente, che «in nessun paese del mondo ci sono sindacati che chiedono di sapere dove vengono investiti i soldi. Quando vado in America e propongo investimenti la gente mi ringrazia. Non mi chiede dove prendo i soldi e come li spendo». Ora però il Lingotto dovrà dare quelle risposte alla Consob, in meno di una settimana. E dovrà farlo, chiedono da Piazza Affari, non con formule opache o poco trasparenti perché quelle ambiguità avrebbero provocato, nelle scorse settimane, contraccolpi sull’andamento del titolo. La mossa apre un nuovo capitolo nel braccio di ferro tra Consob e Lingotto. Uno scontro già aspro ai tempi dell’equity swap che consentì agli Agnelli di mantenere il controllo della Fiat nel 2005.
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