FAO: “I prezzi alimentari resteranno alti e volatili, a rischio la riduzione della fame nel mondo”
“Crisi come queste, compresa quella nel Corno d’Africa, mettono a rischio i nostri sforzi per raggiungere l’obiettivo di Sviluppo del Millennio di dimezzare per il 2015 la proporzione di persone che soffrono la fame” – mettono in guardia i responsabili delle tre agenzie, Jacques Diouf della FAO, Kanayo F. Nwanze dell’IFAD e Josette Sheeran del PAM, nell’introduzione al rapporto. “Ma anche se gli Obiettivi di Sviluppo del Millennio venissero raggiunti per il 2015, nei paesi in via di sviluppo rimarrebbero comunque circa 600 milioni di persone sottonutrite. E che 600 milioni di persone soffrano di fame cronica non è mai accettabile” – aggiungono i tre responsabili delle agenzie Onu.
Il rapporto incentra l’attenzione sulla volatilità dei prezzi alimentari, identificati come uno dei principali fattori dell’insicurezza alimentare a livello globale e fonte di grave preoccupazione per la comunità internazionale. “L’aumento dei consumi alimentari nelle economie in rapida ascesa, la crescita demografica e l’ulteriore espansione dei biocombustibili pongono un ulteriore pressione sul sistema alimentare” – si legge nel rapporto. Inoltre, “la volatilità dei prezzi alimentari potrebbe aumentare nel prossimo decennio per lo stretto rapporto tra mercato agricolo e mercato energetico e per i sempre più frequenti fenomeni climatici estremi”.
Il rapporto sottolinea che gli investimenti in agricoltura rimangono l’elemento essenziale per una sicurezza alimentare duratura. “E’ importante però – sottolinea il rapporto – che tutti gli investimenti tengano in considerazione e rispettino i diritti di tutti gli esistenti fruitori della terra e delle relative risorse naturali, avvantaggino le comunità locali, promuovano la sicurezza alimentare e la sostenibilità ambientale, e contribuiscano all’adattamento ed alla mitigazione degli effetti del cambiamento climatico”.
Le tre agenzie dell’ONU affermano quindi che “l’intera comunità internazionale deve agire oggi ed agire in modo efficace per mettere al bando l’insicurezza alimentare dal pianeta”. Ai governi chiedono di “garantire un contesto normativo trasparente e sicuro, un contesto che promuova gli investimenti privati e faccia incrementare la produttività agricola”. Ai Paesi sviluppati viene chiesto di “ridurre lo spreco di cibo con l’informazione e con politiche adeguate” e a Paesi in via di sviluppo di “ridurre le perdite con investimenti lungo tutta la catena alimentare, specialmente nella fase del dopo raccolto e della trasformazione alimentare”. Il rapporto sottolinea infine la necessità di “ una gestione più sostenibile delle risorse naturali, delle foreste e del patrimonio ittico” come fattore “cruciale per la sicurezza alimentare dei più poveri”.
“Per combattere la povertà ed evitare nuove crisi alimentari globali è indispensabile muoversi in due direzioni precise: adottare subito adeguate misure per stabilizzare i prezzi del cibo e sviluppare politiche che permettano di aumentare la produttività agricola nei paesi del Sud del mondo”. Lo ha affermato il presidente della Confederazione italiana agricoltori (Cia), Giuseppe Politi, commentando il rapporto curato da Fao, Pam e Ifad. “Da giugno 2010, i rincari dei prodotti alimentari hanno spinto nella povertà assoluta 44 milioni di persone e non perché nel mondo non vi fosse cibo a sufficienza, ma perché costava troppo. Se i prezzi alimentari continueranno a salire, altre 34 milioni di persone saranno a rischio” – ha ricordato Politi.
“L’andamento delle quotazioni dei prodotti agricoli è sempre più fortemente condizionato dai movimenti di capitale che si spostano con facilità dai mercati finanziari a quelli dei metalli preziosi come l’oro fino alle materie prime come grano, mais e soia dove hanno provocato una insostenibile volatilità dei prezzi che mette a rischio le coltivazioni e l’allevamento in molti Paesi” – ha commentato la Coldiretti. “Si tratta – sottolinea la Coldiretti – degli effetti drammatici di una globalizzazione senza regole che ha drammaticamente legittimato la derubricazione del tema cibo fino a farlo considerare una merce qualsiasi con effetti che vanno dalla speculazione sulle materie prime al furto di milioni di ettari di terre fertili a danno dei Paesi più poveri, con il fenomeno del land grabbing”.
“Oggi che i prezzi del cibo aumentano, la battaglia per impedire la brevettazione di varietà di riso, grano, così come di piante mediche, è una battaglia collettiva da cui può dipendere la vita di milioni di agricoltori” – ha sostenuto Mira Shiva dell’associazione Navdanya al convegno “Sblocchiamo il diritto al cibo” organizzato dalla campagna ‘Sblocchiamoli: Cibo, salute e saperi senza brevetti’, ieri mattina a Roma. “In India vi sono varietà di grano che resistono a sale, siccità monsoni e inondazioni e sono quindi fondamentali per la vita di milioni di persone. Se i brevetti verranno accordati si arriverà alla fame” – ha sottolineato Shiva ricordando che “il rischio è alto perché la Monsanto, tra le altre, ha già brevettato molte varietà di semi”. Il convegno ha dato il via alla campagna promossa dal Comitato Italiano per la Sovranità Alimentare (Cisa) “Sblocchiamo il diritto al cibo” che ha in programma eventi in 11 regioni italiane e 3 spagnole.
In preparazione della Giornata mondiale dell’alimentazione che si celebra il 16 ottobre, oggi l’economista ed ex ministro della cultura del Mal, Aminata Traoré è a Bologna per un dialogo sulla sovranità alimentare promosso dall’ong Cospe. A confronto con esperti, giornalisti e politici Aminata Traorè affronterà le problematiche conseguenze della crescente globalizzazione del commercio agricolo promossa dal WTO, della diminuzione degli aiuti al settore agricolo e l’impatto della Politica Agraria Comunitaria dell’UE sulle condizioni sociali delle popolazioni rurali africane. [GB]
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