Europa divisa sul Fondo salva-Stati

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BRUXELLES – Nonostante le nuove misure draconiane, compreso il licenziamento di trentamila statali, la Grecia non riuscirà  a raggiungere gli obiettivi di risanamento di bilancio che si era prefissata a causa della recessione ancora peggiore del previsto. Lo ha riconosciuto il commissario agli affari economici Olli Rehn: «La Grecia ha preso importanti decisioni, anche ieri, e in questo momento un nostro team è ad Atene per valutare l’impatto delle misure approvate dal governo. Ma sembra improbabile che arrivi a rispettare i target che erano stati fissati». La notizia fa slittare il via libera alla terza tranche del prestito che potrebbe salvare Atene dal default: ieri i ministri dell’Eurogruppo riuniti a Lussemburgo hanno deciso di rinviare la decisione ad una riunione che sarà  convocata prima di metà  ottobre.
L’ipotesi di default del debito greco si fa più probabile e l’euro ai minimi storici. Contro il dollaro la moneta europea ha registrato una quotazione di 1,3245: la più bassa da gennaio. Il cambio con lo yen è sceso a 102,28, record negativo dell’ultimo decennio. Anche le Borse hanno registrato pesanti perdite. Nonostante i recuperi a fine giornata, Francoforte registra un meno 2,65; Parigi -2,32; Londra -1,41 e Milano -1,31 per cento.
Il default non appare comunque già  scontato. Molti ministri hanno espresso la volontà  di dare comunque il via libera al prestito. E anche la Finlandia, che si era impuntata nel chiedere garanzie collaterali, sembra arrivata ad un accordo che dovrebbe consentire di sbloccare gli aiuti. «Ora dobbiamo guardare alle misure straordinarie prese dalla Grecia e varare il prestito – ha detto polemicamente il ministro belga delle Finanze Didier Reynders – quei nostri colleghi che guardano solo ad Atene dovrebbero invece guardare ai loro parlamenti nazionali e votare testi approvati a luglio».
La stoccata è diretta a quei Paesi, Slovacchia, Malta e Olanda, i cui Parlamenti non hanno ancora dato il via libera all’aumento e alla riforma dell’Efsf, il fondo salva stati. L’attenzione dei ministri finanziari, ieri, si è concentrata proprio su questo punto. Per cercare di dare una maggior efficacia all’azione del Fondo, la Commissione vorrebbe infatti proporre di consentire all’Efsf un’azione di «leverage», cioè l’utilizzo si una leva finanziaria che gli permetta di indebitarsi moltiplicando così la quantità  di capitali che sarebbe in grado di mobilitare. «La leva finanziaria è un’opzione che stiamo valutando», ha detto il commissario Rehn, spiegando che alcune soluzioni allo studio vedono il coinvolgimento della Bce, e altre no.
Ma l’ipotesi, ieri, si è arenata a seguito di un brusco colpo di freno dei soliti tedeschi. «Non ha senso mettersi a speculare su modifiche al funzionamento dell’Efsf. Bisognerà  aspettare fino a che i Paesi che ancora non hanno ratificato le modifiche lo avranno fatto», ha dichiarato il ministro delle finanze tedesco Wolfgang Schauble. Schauble comunque ieri ha incassato l’appoggio dell’Eurogruppo per sostituire nel consiglio direttivo della Bce il dimissionario Jurgen Stark, un falco dell’austerità , con Joerg Asmussen considerato molto vicino a Schauble e decisamente più «morbido».


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