by Sergio Segio | 27 Ottobre 2011 5:09
PARIGI – «Quei ragazzi del Maggio Sessantotto che camminavano con la testa tra le stelle hanno capito che bisognava cambiare una società opprimente e arcaica». Passano gli anni e i presidenti, ma la Francia è ancora idealmente sui pavé di Saint-Germain-des-Prés, a litigare sull’eredità controversa di quelle giornate di rivoluzione senza programma, quella ventata libertaria ed edonista che ha svecchiato i costumi e formato gran parte dell’attuale élite intellettuale. A riaprire l’eterno dibattito è stato Franà§ois Hollande. Il candidato socialista alle presidenziali ha fatto un esplicito riferimento al Sessantotto nel suo discorso di investitura, tessendo l’elogio dei giovani che all’epoca sfidarono il potere. Secondo il leader Ps, ci sarebbe un filo rosso che lega la contestazione dell’epoca agli “indignati” che manifestano oggi. «Sono semplicemente uomini e donne che scelgono di sollevarsi quando diventano troppi i conservatorismi, le ingiustizie» ha spiegato, rivolgendo uno sguardo a Stephane Hessel, l’autore del libello “Indignatevi!” che lo stava ascoltando tra i militanti.
Il riferimento di Hollande non è casuale. Nicolas Sarkozy ha più volte annunciato di voler «voltare pagina» e rottamare per sempre gli ideali di quella rivolta. «Ha imposto il relativismo intellettuale e morale – disse nel 2007, come uno dei suoi obiettivi programmatici – ha sancito che non c’era differenza tra il bene e il male, che non c’era gerarchia di valori, che tutto era permesso, che l’autorità non esisteva più». Anche quando è diventato presidente, Sarkozy ha continuato a ripetere la sua invettiva. Ora Hollande ha deciso di rivalutare un’utopia che, secondo lui, inseguiva «una società fraterna rispettosa dell’Uomo e della Natura, un rifiuto del benessere materiale come unica misura».
«Il Sessantotto entra in campagna elettorale» scrive Le Monde che ha scrutato i temi sui quali si affronteranno i rivali per l’Eliseo. Mentre sulla crisi alcune soluzioni possono essere condivise, su questo c’è «una linea di frattura netta tra i due candidati» osserva ancora il quotidiano. Il leader socialista aveva scritto inizialmente un testo più sfumato sull’eredità del Sessantotto, citando «eccessi, illusioni, chimere» dell’epoca, ma ha poi tagliato questo passaggio nel discorso pronunciato davanti ai militanti. Sarkozy e Hollande sono della stessa generazione. Il presidente, nato nel 1955, è solo un anno più giovane. Nel Sessantotto, erano entrambi troppo piccoli per partecipare alle manifestazioni. Il socialista ha sempre detto che avrebbe protestato con i ragazzi del quartiere latino, mentre Sarkozy sarebbe andato alla manifestazione gollista sui Campi Elisi. «Non lo biasimo – ironizza oggi Hollande – forse per lui è stato difficile accettare quello che stava accadendo». Oggi come allora, sulle opposte barricate.
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