Edison, si divide il fronte italiano banche e soci minori tentati da Edf

by Sergio Segio | 26 Ottobre 2011 5:57

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MILANO – I francesi di Edf sempre più padroni del destino di Edison. L’offerta fatta pervenire ai soci italiani con cui fino al 31 ottobre dividono il controllo del secondo gruppo energetico del nostro paese ha prodotto ieri un effetto inaspettato. E che rischia di pesare non poco sull’esito della trattativa.
A una parte del fronte italiano piace la parte finanziaria dell’offerta. In particolare, alle banche e alle utility minori che non avrebbero benefici industriali da un eventuale accordo. Una posizione che rischia di isolare A2a, i cui vertici hanno bollato l’offerta dei francesi come «irricevibile, irriguardosa e da respingere al mittente».
Ma andiamo con ordine. Edf, numero uno in Europa dell’energia, divide fino al 31 ottobre – data in cui scadono i patti di sindacato – il controllo di Edison con un gruppo di soci italiani raggruppati in Delmi. Una scatola di cui sono azionisti A2A con il 51%, Iren con il 15%, Sel e Dolomiti Energia con il 10%, Mediobanca, Bpm e Crt con una quota complessiva del 14%.
L’offerta di Edf si divide in due parti: una industriale e una finanziaria. La prima riguarda lo spezzatino di Edipower: Edf propone di acquistare il 20% di A2a e il 10% di Iren cedendo il 100% di Edens, il quarto gruppo delle rinnovabili in Italia. Un’offerta nettamente al ribasso rispetto al precedente accordo (bloccato nel marzo scorso dal ministro Giulio Tremonti), quando per le quote delle utility erano pronti a offrire – ma solo ad A2a – due grandi gruppi idroelettrici.
Ma a spaccare il fronte dei soci italiani è l’offerta finanziaria. I francesi hanno proposto una put a tre anni sul 100% della quota di Edison in mano a Delmi (circa il 30% del capitale) a un prezzo che verrà  calcolato in base ai margini di Edison moltiplicati per il multiplo medio di un gruppo di utility (non precisando, però, quali). Negli accordi di marzo la put era garantita solo sul 25% della quota in mano agli italiani, mentre sul restante 75% Edf avrebbe rilevato le azioni in base al prezzo di mercato in quel momento. Tutto questo chiedendo a Consob un’esenzione dall’Opa totalitaria.
Il fatto di poter essere liquidati in contanti piacerebbe alle banche e alle due utility del Trentino-Alto Adige. Anche Iren ha qualche tentazione: rispetto all’accordo di marzo entra in gioco anche nello spacchettamento di Edipower e sta esaminando gli asset delle rinnovabili offerte da Edf. Lasciata sola dal governo con cui ha cercato fino all’ultimo di trovare una sponda, A2a ora rischia di rimanere isolata. E il fatto di avere il 51% di Delmi non è condizione sufficiente per forzare la mano in una decisione che troverebbe tutti gkli altri soci contrari.
Intanto, in attesa di un incontro che potrebbe essere anche risolutivo domani a Parigi, Edf procede come un rullo: ieri ha annunciato di aver trovato l’accordo per acquistare il 20% di Edipower in mano all’utility svizzera Alpiq per una cifra tra 150 e 200 milioni. Questo significa che Edison potrebbe essere costretta a svalutare il suo 50% di Edipower per una cifra tra 500 e 700 milioni. Il che avrà  un suo peso nella trattativa nella capitale francese. E non certo in favore dei soci italiani.

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