Edf vuol comprare Edison senza fare l’Opa

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MILANO – Edf vorrebbe il controllo di Edison, offrendo meno di quello che aveva messo sul tavolo a marzo e senza lanciare l’Opa. In una parola: «Una proposta irricevibile», come hanno subito replicato i soci italiani di Foro Bonaparte.
A una settimana dalla scadenza dei patti di sindacato che legano il colosso francese dell’energia alle utility italiane guidate da A2a ed Iren, la trattativa per il divorzio tra gli azionisti torna in alto mare. Se ne prende la responsabilità  Edf, presentando una proposta che è uno schiaffo ai soci italiani. Ma anche una rivincita nei confronti del ministro dell’Economia Giulio Tremonti, che in primavera aveva bloccato un primo accordo.
Lo si capisce non solo dai contenuti tecnici, ma anche da altri particolari. Per esempio, Edf ha reso pubblico un comunicato stampa con i termini della proposta proprio mentre era in corso l’incontro tra il dg di A2A, Renato Ravanelli, e il direttore finanziario di Edf, Thomas Piquemal. Comunicato redatto in inglese (come si usa nella comunità  finanziaria) e in francese, ma non in italiano. Quando poi nello stesso comunicato Edf scrive che vorrebbe «preservare l’identità  italiana di Edison».
Ma sono i termini della proposta ad avere scatenato la reazione di A2a. L’accordo ha due gambe, una industriale e una finanziaria. La prima riguarda lo spezzatino di Edipower: Edf propone di acquistare il 20% di A2a e il 10% di Iren cedendo il 100% di Edens, il quarto gruppo delle rinnovabili in Italia (mini-idro, eolico e fotovoltaico). Una offerta nettamente al ribasso rispetto a marzo, quando per le quote delle utility erano pronti a offrire due grandi gruppi idroelettrici e una centrale a gas, tutte dal patrimonio di Edipower.
Fonti vicine ai francesi sostengono che l’offerta è stata rivista perché gli italiani hanno chiesto una put che garantisca fra tre anni la vendita a Edf del 30% di Edison. I francesi hanno così proposto un prezzo che verrà  calcolato in base ai margini di Edison moltiplicati per il multiplo medio di un gruppo di utility (non precisando, però, quali). Negli accordi di marzo la put era garantita solo sul 25% della quota in mano agli italiani, mentre sul restante 75% Edf avrebbe rilevato le azioni in base al prezzo di mercato in quel momento. Tutto questo chiedendo a Consob un’esenzione dall’Opa totalitaria.
«Dal punto di vista industriale la proposta è irricevibile», ha sottolineato il presidente del consiglio di sorveglianza di A2a Graziano Tarantini. E fonti vicino all’azienda fanno capire che la lettera di ieri è carta straccia e si riparte dagli accordi di marzo. Il che, forse, era l’obiettivo dei francesi. Polemico il commento di Bruno Tabacci, assessore al Bilancio della giunta milanese di Giuliano Pisapia, socio di A2a: «Quella di Edf è una boutade. Se fossimo andati in Francia a fare una proposta così irriguardosa l’avrebbero respinta con toni molto forti. Ma Edf non puo’ pensare di gestire in Italia una realtà  energetica in palese contrasto con gli interessi del Paese». E poi se la prende con il governo: «L’intervento del governo ci ha portato solo a peggiorare le condizioni di uscita da Edison».


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