E le alluvioni lampo piegano l’Italia “Erano rare, ora sono cinque all’anno”

by Sergio Segio | 27 Ottobre 2011 5:14

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ROMA – I meteorologi le chiamano “flash flood”: alluvioni lampo. «Impossibile prevederle, se non un’ora prima che avvengano» spiega Giampiero Maracchi, climatologo del Cnr. «Fino all’inizio degli anni ’90 in Italia si verificavano ogni 15 anni circa. Dal 1994 la frequenza è salita a 4 o 5 all’anno». Da Bruxelles il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ha commentato: «Sono tributi molto dolorosi che purtroppo paghiamo ai cambiamenti climatici». Massimiliano Pasqui dell’Istituto di biometeorologia (Ibimet) del Cnr, conferma: «Eventi così intensi sono ascrivibili al clima che muta».
L’intensità  delle “flash flood” è tale da sfondare i modelli matematici usati dai meteorologi. «Avevamo emesso l’allerta massima domenica pomeriggio» racconta Elisabetta Trovatore, responsabile del centro funzionale meteo dell’Arpal, l’Agenzia per la protezione dell’ambiente ligure. «Ci aspettavamo per martedì fino a 300 millimetri di pioggia. Non potevamo prevedere che nella zona del Vara ne sarebbero caduti 500. Di fronte a fenomeni di tale portata purtroppo non ci resta che entrare in un’ottica nuova: se c’è un allarme meteo dobbiamo restare a casa ed evitare luoghi rischiosi, anche se questo comporta la rinuncia alle nostre abitudini».
Scenario simile si è verificato in Toscana, come spiega Gianni Messeri dell’Ibimet: «Abbiamo emesso un avviso di criticità  elevata. In Lunigiana infatti ci aspettavano piogge molto abbondanti, anche oltre i 250 millimetri. I millimetri sono stati invece 370, ma non per questo consideriamo le nostre previsioni sbagliate. Semplicemente, esiste una categoria di fenomeni che sfugge alle maglie dei nostri modelli, non essendo associata alle perturbazioni con cui abbiamo a che fare normalmente».
Rispetto a Liguria e Toscana, a Roma è accaduto il contrario. Dopo il nubifragio del 20 ottobre, ieri alla città  era stato detto di prepararsi al peggio e in alcune zone erano spuntati i sacchi di sabbia. Invece a un normale temporale mattutino è seguito un tramonto sereno. Daniele Mocio, maggiore del servizio meteo dell’Aeronautica, spiega cosa è successo: «Sia la settimana scorsa che ieri abbiamo emesso un avviso di temporali di forte intensità . Le condizioni meteo infatti erano molto simili e se è vero che il temuto nubifragio non ha colpito Roma, poco a sud della città  abbiamo registrato ben 60 millimetri di pioggia in 6 ore».
I tre casi confermano che il meteo riesce a prevedere con certezza quando un temporale molto forte è nell’aria. «Ma definire il luogo esatto, in caso di eventi estremi, non è nelle nostre possibilità » spiega la meteorologa Valentina Accordon. «Né possiamo ogni volta lanciare l’allarme massimo. Si rischia di fare come a Roma, dove la città  si è spaventata per nulla. I cittadini hanno avuto l’impressione di una previsione sbagliata. In realtà  il nubifragio ha colpito la capitale nella sua zona sud».
Il fatto che il mese scorso sia stato il secondo settembre più caldo dal 1.800, con 2,75 gradi in più rispetto alla media e un decimo di pioggia in meno, non è probabilmente estraneo al maltempo di martedì in Liguria e Toscana e di Roma il 20 ottobre (120 millimetri in 3 ore e una vittima). Il caldo dei mari e dell’aria ha accelerato l’evaporazione. «Le nuvole cariche d’acqua, in un’atmosfera instabile e satura di energia, possono dare luogo a flash flood» spiega Maracchi. «Sono eventi che colpiscono in modo casuale una zona anziché un’altra, scaricando 150-200 millimetri d’acqua laddove eravamo abituati a livelli di 40-50. È ora che impariamo a prendere precauzioni, assicurandoci come avviene in molti paesi d’Europa ed evitando di metterci in viaggio. Dovremmo anche seriamente rivedere i nostri criteri di costruzione, visto che i manuali degli ingegneri ancora prevedono fogne e infrastrutture tarate su valori di piovosità  ormai di gran lunga superati».

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