Della Valle esce dal patto Mediobanca e tiene le mani libere per la partita Rcs

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MILANO – Diego Della Valle lascia il patto di sindacato di Mediobanca. L’imprenditore, che vincola dal 2004 lo 0,48% e in estate aveva tratto un’opzione su un 1,42%, ha motivato per lettera la decisione, e l’esigenza di «tenere la partecipazione libera da vincoli». La scelta «deriva dalla volontà  di non essere soggetti ai limiti di crescita previsti dal patto. Mediobanca è un’ottima azienda e quindi si preferisce poter valutare senza restrizioni possibili futuri investimenti». Una “politica delle mani libere”, che ricalca quella che mister Tod’s da mesi insegue sulla partecipata Rcs: socio al 5% e pattista dell’editore del Corriere della Sera, ha chiesto di arrotondare, o in alternativa uscire dal patto, che scade al 2014. Ma ha ricevuto due no.
La strategia su Mediobanca dev’essere piuttosto variabile. Due settimane fa, alla chiusura dei giochi per il nuovo accordo parasociale – scadeva a fine settembre – e la lista di maggioranza che elegge 21 dei 22 consiglieri, Della Valle fu vicinissimo a entrare nel board. L’iniziativa, appoggiata dal management di piazzetta Cuccia, pareva anche un riconoscimento all’attivismo dell’imprenditore della moda, che con le sue iniziative in primavera rivestì un ruolo determinante nell’allontanamento di Cesare Geronzi dalla presidenza Generali. Ma l’ingresso nel cda Mediobanca è sfumato, per la freddezza di alcuni soci industriali – tra cui i Benetton e i Pesenti, suoi condomini anche nell’azionariato Rcs – e per le manovre intraprese da Salvatore Ligresti. Il patron di Fonsai, che in Mediobanca ha un 3,8% e relazioni storiche, si è dato da fare per salvare il seggio della figlia Jonella, malgrado i problemi del gruppo Ligresti ne indeboliscano il peso nel network dei salotti. Fiutata la brezza, Della Valle se n’era uscito con cavallerescamente: «Jonella Ligresti è una mia amica e per me i valori dell’amicizia e della lealtà  vengono prima di ogni altra cosa. Reputo quindi assolutamente infondate le voci relative a una sua sostituzione».
Oggi quella frase si spiega un po’ meglio. Della Valle non ha voluto scuotere la quiete in Mediobanca, può vantare un credito nei confronti di Ligresti – socio e pattista anche in Rcs, con il 5% – potrà  scendere, o salire, in Mediobanca (il suo derivato sull’1,42% scade a fine 2012). Con quest’altra defezione, in parte compensata dalla salita al 5,59% di Vincent Bolloré (era al 5,18%) il patto si alleggerisce ulteriormente e scende al 40,88% (era al 44,97%).
Ieri scadeva il termine per presentare le liste di minoranza, cui spetta nominare un consigliere e il presidente dei sindaci. Ne sono state depositate due: Assogestioni candida l’economista bocconiano Francesco Giavazzi per il cda e il commercialista milanese Natale Freddi per i sindaci, mentre le Fondazioni puntano sul giurista e presidente di Carisbo, Fabio Roversi Monaco, e su Candido Fois (in quota Cariverona) per i controllori. Prende i due posti chi raccoglierà  più voti il 28 ottobre. Le Fondazioni hanno il 9% del capitale, il mercato circa il 25%, ma non ne ha mai portato più del 5% in assemblea. Quest’anno, però, sarà  introdotto il record date, per votare a distanza. Potrebbe costare caro agli enti bancari, che per i loro personalismi non hanno trovato un accordo con i fondi.


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