Decreto sviluppo nel caos Le imprese: “Tempo scaduto”

by Sergio Segio | 19 Ottobre 2011 6:58

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ROMA – «Non c’è fretta», «stiamo riflettendo», il decreto sarà  varato quando avremo un testo «convincente» perché «una settimana non cambia molto». Silvio Berlusconi frena sul varo dell’atteso e reclamato provvedimento per ridare fiato allo sviluppo e sembra non appassionarsi troppo al tema. Il presidente del Consiglio, interpellato dai giornalisti, ha allargato le braccia: «I soldi non ci sono, dovremo inventarci qualcosa».
Clima di resa e maggioranza nel caos mentre l’Italia torna sotto il tiro dei mercati e i maggiori istituti di credito subiscono un ulteriore declassamento. Anche sulla caccia alle risorse il presidente del Consiglio si chiama fuori e boccia la proposta di una patrimoniale che ormai viene chiesta a gran voce da sindacati, ambienti imprenditoriali e politici. «Io sono contrario», ha dichiarato ma ha aggiunto di non sentirsi di esprimere opinioni di altri esponenti della maggioranza. Morale: il decreto sviluppo, sul quale si è tentato di ricucire con una riunione notturna della «cabina di regia» a Palazzo Grazioli (senza Tremonti), è in alto mare e potrebbe slittare a novembre. Ma la ricognizione di ieri sera ha dato nuovo fiato all’ipotesi di una sanatoria: un concordato fiscale cui viene attribuito un gettito di 5 miliardi.
La sortita del premier ha provocato una levata di scudi da più parti. «Il tempo è scaduto, ora ci vogliono misure concrete e credibili», avverte una lettera-ultimatum del «cartello» del mondo produttivo composto da Confindustria, Abi, Ania, cooperative e Rete imprese che osserva come la situazione sia «sempre più difficile» e la fiducia stia «velocemente diminuendo». Indignata l’opposizione: «Potrebbe inventarsi di passare la mano», ha ironizzato il segretario del Pd Bersani. «Il presidente del Consiglio confessa candidamente che non sa neppure lui cosa fare», ha osservato Gian Luca Galletti dell’Udc.
«Giorni tempestosi, difficili, amari, avvelenati», ha notato ieri Gianni Letta tentando una drammatica sintesi dei problemi dell’Italia. Ed il fronte della politica economica sembra il più complicato da affrontare con governo e maggioranza che rischiano il caos. Dal bunker di Via Venti Settembre il ministro dell’Economia Tremonti è attestato sullo slogan «costo zero», linea ribadita ieri in un faccia a faccia di mezz’ora alla Camera con Berlusconi ed esplicitata con la Finanziaria che ha ulteriormente stretto i cordoni della borsa. Ma è soprattutto sull’«invenzione» di nuove risorse che le posizioni sono in rotta di collisione: mentre da più parti nel Pdl, a partire da Cicchitto, si è chiesto il condono e il fronte della patrimoniale si allarga, il ministro dell’Economia – alcuni giorni fa in una intervista all’«Avvenire» – ha ribadito il suo «no» ad una eventuale sanatoria fiscale. Veti incrociati anche su un eventuale intervento sulle pensioni che continua a vedere la Lega sostanzialmente scettica, mentre si conta sul «concordato fiscale» con la Svizzera. Intanto nubi si addensano sulla sessione di bilancio: il Senato ancora attende Finanziaria e Rendiconto dello Stato e non è esclusa la possibilità  di un ricorso all’esercizio provvisorio.

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