Dal salmone allo champagne così nel carrello della spesa vince l’effetto consolazione
MILANO – La vecchia regoletta dell’oliva condita non mente: la crisi non abita sulla tavola tricolore. Certo non tira una grandissima aria: i consumi alimentari sono al palo. Ogni famiglia, garantisce l’Istat, spende in media 467 euro al mese per mettere insieme pranzo e cena, lo 0,2% in meno di quanto stanziava nel 2007. La necessità però ha aguzzato l’ingegno nelle cucine nazionali. E grazie a uno slalom da ragionieri tra promozioni sugli scaffali (un prodotto su quattro è ormai a sconto), discount e marchi commerciali, gli italiani – una volta messi i piedi sotto il tavolo e impugnata la forchetta – continuano a trattarsi da signori. Alla faccia di Merkel e Sarkozy.
I numeri parlano chiaro. Prendiamo l’oliva condita, la regina degli aperitivi. Tra gennaio e settembre 2011 (dati Nielsen) le vendite di questo bene non proprio di primissima necessità sono volate al rialzo del 13,2%. Un caso? Mica tanto. L’effetto happy hour a domicilio ha contagiato tutto il reparto “sfizi”: è boom di acquisti per gli analcolici (+6,3%), volano i cocktail ad alto tasso alcolico (+9,2%). E mentre i Btp arrancano e l’Italia rischia di fare la fine della Grecia, nei negozi e nei supermercati vanno a ruba salmone affumicato (+9,1%) e champagne (+2%) e persino il tartufo (+4,8%) continua a trovare fior di estimatori. «Noi lo chiamiamo effetto consolazione», spiega Nicola De Carne, guru dei consumi della Nielsen. Una sorta di Prozac fai-da-te – senza gli effetti collaterali del farmaco – figlio dell’arte d’arrangiarsi tricolore: «In sintesi funziona così: – spiega De Carne – . Si risparmia mangiando meno fuori, scendendo la scala di qualità dei prodotti tradizionali, sprecando meno e sfruttando la valanga di offerte sugli scaffali. Ma poi, quando è il momento di trattarsi bene per non cadere nella depressione da crisi, non si bada al prezzo».
Una partita dare-avere a saldo zero per il portafoglio (la spesa finale è uguale) ma che consente di dimenticare, almeno davanti al piatto, il dramma dei debiti sovrani e delle rate del mutuo. I risparmi, numeri alla mano, sono fotografati con fedeltà nel bilancio 2011 dei carrelli italiani: abbiamo tagliato la carne di vitello (-3,7%) prendendocela con i maiali (+3%, sono meno cari) e soprattutto facendo una strage di economicissimi polli (+9%). Mangiamo meno pesce, abbiamo ridotto pane (-3,3%), pasta (-1,8%) e passate di pomodoro (-2,8%). L’oliva ripiena ha sostituito le costosissime tapas dell’happy hour al bar. E anche le feste per bambini sono tornate una faccenda domestica: le vendite di decorazioni per torte sono aumentate del 13%, quelle di frutta candita del 4,4%, il cacao per dolci del 7%.
Un aiutino per contenere il budget arriva pure da negozi e supermercati. Il cliente, con i consumi in calo, vale oro. E per solleticare la nostra voglia d’acquisto, gli scaffali sono diventati una sorta di festival degli sconti. Tra due per tre, offerte-fedeltà e buoni premio, il 26,7% dei prodotti è oggi in promozione, quattro punti in più del 2007. I marchi commerciali di iper e super rappresentano un altro 16,7% della merce in esposizione, il 30% in più di tre anni fa. Il 35% dei consumatori – garantisce il prezioso Rapporto 2011 sui consumi della Coop – sono nomadi della spesa, pronti a cambiar negozio in funzione del prezzo.
Il risparmio finale? «Solo con i private label (i prodotti forniti da terze società e venduti con il marchio del supermercato, ndr) il 20%», scrive l’ufficio studi delle cooperative. Soldi che – almeno in parte – abbiamo imparato a reinvestire con profitto nell’esercizio auto-gratificante dell’effetto consolazione: volano le vendite dei cioccolatini tipo Rocher (+7,9%), spendiamo un capitale per crusche e fibre (+22%) e pane azzimo (+6,7%). L’ultimo fenomeno è il boom delle capsule per perdere peso (+5%) e degli integratori dietetici (+13,8%). La crisi morde, la fame è una brutta bestia. Ma quando è il momento di tirare la cinghia e dimagrire, al momento, possiamo deciderlo ancora noi.
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