Da oggi i militari sui nostri cargo ma la Marina frena sulla “guerra privata”

by Sergio Segio | 11 Ottobre 2011 7:11

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CI SONO voluti mesi e mesi di sequestri e rapimenti, ci sono volute le minacce degli armatori al governo italiano di cambiare bandiera alle loro navi. Anche quella di abbandonare il tricolore con lo stemma delle4 repubbliche marinare per passare a una qualsiasi “bandiera ombra” che però permettesse di difendere le navi. Alla fine il governo italiano ha approvato la legge che prevede di imbarcare militari a bordo delle navi mercantili, e che presto (dopo la sigla di una convenzione finale) autorizzerà  ad imbarcare anche operatori di sicurezza privati.

Questa volta armati, non disarmati come i quattro che ieri erano sulla Montecristo. «Non poteva essere altrimenti», dice una fonte della Marina militare, «al momento la legge non permetteva di imbarcare uomini della sicurezza armati sulle navi civili».

Oggi alle 12 al ministero della Difesa il capo della Marina militare Bruno Brancifortee il presidente di Confitarma Cesare D’Amico firmano la convenzione che regolerà  l’imbarco sui cargo italiani del personale del battaglione San Marco e degli altri soldati incaricati di scortare i cargo al largo della Somalia.A volte basteranno pochi proiettili, magari sparati in aria, a scoraggiare i pirati somali: ma è probabile che si aprirà  una nuova, pericolosa fase nella lotta alla pirateria nell’Oceano Indiano. La legge 107 è stata votata solo il 12 luglio, dopo mesi e mesi di pressioni degli armatori, contrastate dalla perplessità  della Marina Militare ma anche dalla lentezza del ministro della Difesa Ignazio la Russa a prendere posizione sul tema della pirateria. In febbraio però il sequestro drammatico della Savina Caylin aveva convinto il presidente di Confitarma D’Amico ad alzare i toni: «Se non ci permettete di difendere le navi, se non autorizzate l’imbarco di personale di sicurezza, noi cambieremo bandiera alle nostre navi». Dopo la firma di oggi i “Nuclei militari di protezione” saranno imbarcati con le loro armi a bordo dei cargo italiani: fino a poco tempo fa l’Organizzazione Marittima Internazionale sconsigliava l’uso di personale militare a bordo dei cargo. Ma i numeri, gli affari della pirateria al largo della Somalia ormai sono in continuo incremento. Gli incidenti al traffico marittimo nel 2020 sono stati 489, con un aumento del 20 per cento rispetto al 2009; e nei primi 5 mesi del 2011 gli assalti sono già  arrivati a 214, aggirando in mille modi la sorveglianza della super-flotta militare che la Nato, l’Unione europea assieme a paesi come Russia e Cina schierano nell’Oceano Indiano.

Fino a pochi mesi fa l’Imo aveva sconsigliato l’uso di uomini armati a bordo, per timore che gli scontri possano aumentare di intensità : il suggerimento era quello di circondare di filo spinato il castello delle navi, di addestrare l’equipaggio ad utilizzare idranti, di blindare la “cittadella”, la sala di comando delle navi, per ritardare l’ingresso dei pirati nella plancia.

Anche la cittadella della Montecristo era blindata, ma evidentementei pirati in qualche modo sono riusciti ad entrare, sequestrando nave ed equipaggio.

Il ritardo con cui la Difesa italiana autorizza l’imbarco di soldati sulle navi civili farà  sì che prima di entrare in funzione il dispositivo avrà  ancora bisogno di settimane di rodaggio: sarà  necessario fare accordi con paesi rivieraschi come Gibuti, l’Oman, le Seychelles per permettere il trasferimento dei militari con le loro armi a bordo dei mercantili italiani. Poi andranno studiate le regole per l’imbarco dei contractor privati, mentre sarà  necessario studiare anche il coordinamento con le flotte della Nato e dell’Unione europea che in questi mesi, con uno sforzo immane rispetto ai risultati raggiunti, hanno pattugliato le acque dell’Oceano Indiano. «La verità  è che noi della Marina abbiamo guardato con preoccupazione a questa escalation», dice un ufficiale dello stato maggiore, «la lotta alla pirateria è computo delle marine militari, è molto pericoloso permettere a gente armata di salire su navi private in giro per gli oceani».

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