Concretezza e credibilità i nodi da sciogliere Quirinale preoccupato
ROMA — Aveva chiesto infinite volte, e ieri con i toni dell’estremo avvertimento, «le nuove decisioni di grande importanza» annunciate da Berlusconi. Cioè il pacchetto coerente di misure strutturali per lo sviluppo («fatti, cifre e date certe») che Bruxelles pretende da Roma, visto che il debito pubblico italiano rappresenta un quarto di quello dell’intera Eurolandia e si teme il propagarsi del contagio. E alla fine, a tempo quasi scaduto, si è dovuto accontentare di una «lettera d’intenti» dai contenuti vaghi. Un compromesso che si fatica a considerare una risposta «concreta e credibile» all’ultimatum della Ue. Un accordo non all’altezza delle aspettative.
È stato questo, per Giorgio Napolitano, il risultato di una giornata ad alta tensione, trascorsa a seguire dal Quirinale l’estenuante negoziato tra Pdl e Lega. Con Gianni Letta affannato ad assicurare che sì, c’era «la volontà di non rompere». Fino a quando, a tarda sera e dopo molti contatti tra Palazzi, si è materializzata quella missiva carica di promesse e buone intenzioni (poco più che una lista di titoli), non ratificate da un Consiglio dei ministri. Nient’altro. Perché questa scorciatoia era il massimo che si poteva ottenere dalla sfida tra falchi e colombe della maggioranza e che ha portato il governo sull’orlo della crisi.
Basterà , all’Europa e ai mercati, quella lettera secretata dai consiglieri del premier perché soggetta a continue limature in modo da renderla più autorevole e seria? Lo si saprà tra poche ore e il capo dello Stato, che aveva rinviato la sua partenza per un viaggio-lampo a Bruges (dove stamane parlerà al College d’Europe), è il primo interessato al giudizio di Bruxelles sull’Italia «sorvegliata speciale». Il primo interessato perché si è speso moltissimo, nei mesi e nelle settimane scorse, come garante dell’affidabilità del nostro Paese e dunque questa partita riguarda pure lui. Si è deciso a partire, Napolitano, quando, dopo un’altalena di notizie, gli è stato detto che un’intesa (sia ridotta a «lettera d’intenti», anticipatagli per sommi capi) era imminente. Soltanto a quel punto l’aereo ha avuto il via libera per accendere i motori e decollare per il Belgio.
Da adesso si balla, dunque. Il presidente della Repubblica, preoccupato per i riflessi delle ultime febbrili giornate tra Roma e Bruxelles, aveva tentato di chiarire — con un comunicato ufficiale — i diritti e doveri del nostro stare in Europa dopo la sortita polemica che si era concesso Berlusconi lunedì. Certo, anche per il Quirinale sono state «inopportune e sgradevoli» le espressioni di «scarsa fiducia» affiorate dai sorrisini del duo Sarkozy-Merkel. Detto questo, per l’Italia è però «il momento di definire le nuove decisioni» delle quali ha parlato il premier. «Gli sforzi già avviati e gli elementi positivi della nostra situazione», devono infatti essere rinforzati da «tutte le scelte necessarie per ridurre il rischio a cui sono esposti nei mercati finanziari i titoli del nostro debito pubblico, rendere più credibile il nostro impegno ad abbattere tale debito e a rilanciare la crescita».
In definitiva: dopo tante parole, l’azione di governo va riempita di contenuti e questi vanno armonizzati con le strategie della governance Ue. Infatti, aggiunge Napolitano «siamo, oggi più che mai, nella stessa barca in un mare in tempesta», dove «ciascun Paese deve fare la sua parte» garantendosi «reciprocamente l’indispensabile solidarietà ». E sulla causa comune europea, puntualizza a uso del Berlusconi malmostoso verso Bruxelles, «nessuno minaccia l’indipendenza» dell’Italia o può avanzare «pretese da commissario», in quanto «da 60 anni abbiamo scelto di accettare limitazioni della nostra sovranità in condizioni di parità con gli altri Stati».
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