Cittadinanza, l’Anci scrive ai sindaci: “Informate i 18enni stranieri”

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Roma – Una campagna rivolta ai circa 15 mila ragazzi nati in Italia da genitori stranieri e in procinto di compiere la maggiore età , per informarli sul loro diritto di chiedere la cittadinanza italiana entro un anno. Si chiama “18 anni…in Comune!” ed è promossa dall’Associazione nazionale comuni italiani, da Save the Children e dalla Rete G2 – Seconde generazioni. L’iniziativa partita oggi dalla sede Anci nella Capitale chiede ai sindaci italiani di mandare un’informativa ai “ragazzi nati e cresciuti in Italia, nostri concittadini di fatto ma non di diritto”. Sul sito dell’Anci sarà  messa a disposizione una guida online e un opuscolo che potranno essere diffusi da ogni comune. Per la rete G2 si tratta del tassello di una lunga battaglia durata già  un decennio. Molti figli di coppie straniere hanno infatti perso questo diritto. Non sapevano di avere solo un anno di tempo per richiedere la cittadinanza. Scaduto il termine, sono stati costretti, similmente ai loro genitori, a lunghi iter di richiesta del permesso di soggiorno, oltre ad avere perso diritti fondamentali come quello di voto o di partecipazione ai concorsi pubblici. “La campagna arriva nei 150 anni dell’unità  d’Italia ma noi dobbiamo pensare ai prossimi 50 anni, oggi il 15% degli alunni delle scuole italiane risulta essere straniero, ma l’80% di loro è nato qui ed è straniero solo per un vizio democratico”, ha spiegato Ezequiel Iurcovich, di rete G2, di origini argentine ma con un nonno emigrante italiano.

Nel 2010 sono nati circa 78 mila bambini da genitori stranieri, secondo i dati Istat, quasi il 14% del totale, con un aumento dell’1,3% rispetto al 2009. “L’acquisto della cittadinanza, e con essa della completa titolarità  dei diritti e dei doveri, costituisce un passaggio chiave nel percorso verso la piena integrazione”, ha detto il neo presidente Anci Graziano Delrio, sindaco di Reggio Emilia. “E’ una discriminazione che va superata, c’è bisogno di una legislazione nuova – ha continuato a margine dell’incontro – c’è poi una difficoltà  di vita quotidiana di molti di questi ragazzi perché si è creato un clima non sereno sull’immigrazione. Abbiamo registrato tante storie di dolore e di discriminazione”. Secondo il sindaco di Padova Flavio Zanonato, vicepresidente Anci con delega all’immigrazione, “non è vero che i cittadini hanno un atteggiamento negativo rispetto alla cittadinanza dei nuovi italiani, si tratta solo di spiegarglielo. Bisogna dire che queste persone hanno dei diritti che gli consentono di vivere onestamente come gli altri”.

Un milione sono i bambini e gli adolescenti stranieri nel nostro paese, di cui circa la metà , 572.720 al primo gennaio 2010, è nata in Italia. La cittadinanza italiana consentirà  loro di poter votare ed essere eletti, di muoversi liberamente all’interno dei paesi della comunità  europea e di accedere ai concorsi pubblici e agli ordini professionali. Chi non fa richiesta in tempo, vale a dire dai 18 ai 19 anni, poi dovrà  barcamenarsi tra permessi di soggiorno per studio della durata di un anno che spesso arrivano quando sono già  scaduti o con il permesso di soggiorno per lavoro, rischiando di diventare irregolari quando non si trova un’occupazione. Situazione paradossale quando si è nati in Italia. “Ho realizzato che formalmente noi seconde generazioni siamo molto meno italiane per la legge e per la società , rispetto a quanto percepiamo noi stessi – dice Jasmina, una ragazza di 19 anni che ha contattato la Rete G2 – chi come me non sapeva di non poter più fare la richiesta è un italiano mancato per l’assenza di informazioni”. Secondo Raffaella Milano, direttore programmi Italia – Europa di Save the Children “affrontare con l’ottica dell’emergenza queste situazioni è del tutto sbagliato, a scuola i minori di origine straniera hanno una padronanza eccellente della lingua italiana, si sentono parte di questo paese, anche se la legge non lo riconosce”. Save the Children e G2 hanno realizzato insieme un video con i giovani di seconda generazione che recitano “I promessi sposi” e insieme hanno istituito anche uno sportello antidiscriminazione.

“E’ necessario formare anche le famiglie prima della maggiore età  dei loro figli perché uno dei requisiti più difficili da dimostrare è la residenza legale continuata per 18 anni“, ha ricordato Paula Baudet Vivano dell’Associazione nazionale stampa interculturale. Paula pur scrivendo per testate italiane ha dovuto aspettare la cittadinanza per essere riconosciuta dall’ordine dei giornalisti e ha votato per la prima volta a 33 anni, anche se vive in Italia da quando ne aveva sette. Un’altra storia di discriminazioni che l’Unar (Ufficio nazionale antidiscriminazioni razziali) ha riconosciuto come tale è quella di Domenica Canchano, giornalista di origine peruviana cresciuta in Italia e collaboratrice di Repubblica a Genova. Il tribunale le ha impedito di registrare una testata web come direttore responsabile, a causa dell’articolo 3 della legge sulla stampa, la n.47 del 1948. (rc)

 

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