Calderoli rinnega il Porcellum Casini: non resta che il voto

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ROMA — Una sorpresa al giorno. Dopo Maroni, Casini. «Vi sorprenderò — ha proprio scritto ieri sul suo blog il leader dell’Udc — ma trovo che il ministro Roberto Maroni abbia perfettamente ragione. Con una maggioranza come questa, in stato confusionale, fare una legge elettorale seria e condivisa è come scalare l’Everest a piedi nudi. Molto meglio dare la parola ai cittadini, che è sempre un grande fattore di democrazia». E l’asse tra i due sembra un segnale preciso: cresce il partito del voto, aumenta la voglia di correre subito alle urne. Sì al referendum. E magari, chissà , alle elezioni anticipate.

Un milione e 210 mila firme raccolte in due mesi hanno prodotto pure questo strano effetto: l’inedita convergenza tra il ministro leghista dell’Interno e il leader centrista del terzo polo. Così anche il leader dell’Idv, Antonio Di Pietro, invia un messaggio forte: «Una volta tanto sono d’accordo sia con Casini sia con Maroni, i tempi sono maturi per andare a elezioni. D’altronde, non ci sono alternative se non si riesce a cambiare la legge elettorale in questa legislatura. Quindi le strade sono due: o elezioni subito o referendum». In un modo o nell’altro, ha rincarato la dose Pier Luigi Bersani, il segretario del Pd, ospite di Fabio Fazio ieri sera su RaiTre, «io credo che al 2013 comunque non ci si arriva, anche perché ogni qualvolta Berlusconi e i suoi dicono che rimarranno fino al 2013, lo spread va su. Vorrei che si notasse…».

Da settimane si parla ormai di voto anticipato al 2012, anche se il ministro per la Semplificazione, Roberto Calderoli, intervistato dal Tg1, ieri ha smentito quest’ipotesi, usando un linguaggio diverso da quello di Maroni, il giorno prima: «Vogliamo trasformare l’attuale legislatura in una legislatura costituente». Poi il ministro è tornato sull’attuale legge elettorale per criticarla attaccando un po’ tutti, a partire dall’Udc, e fornendo una sua versione di come si arrivò ad approvarla. Nonostante allora se ne vantasse davanti a tutti: «Fui il primo a definire il nuovo sistema “una porcata”. La Lega e il sottoscritto erano a favore della vecchia legge elettorale, il Mattarellum. Però fummo ricattati da Casini per introdurre un sistema proporzionale, da Fini che voleva le liste bloccate e da Berlusconi che voleva il premio di maggioranza. Con la complicità  della sinistra che non fece nulla per fermare la nuova legge e poi, salita al governo, non l’ha cambiata». Ecco come, secondo Calderoli, è rimasto in vigore il Porcellum, con i candidati «nominati» dall’alto.

Ma ora, davanti a un milione e 210 mila firme, lo scenario cambia. Una cosa è certa: se vuole evitare il referendum, il Parlamento dovrà  approvare una nuova legge. «Se anche il creatore del Porcellum disconosce la sua creatura, è veramente tempo di archiviare questo sistema — commenta il sindaco di Roma, Gianni Alemanno — e il Pdl non può più stare fermo. Attraverso i collegi, le preferenze e le primarie bisogna ricostruire il rapporto tra elettore ed eletto». Condivide il sottosegretario alla Difesa, Guido Crosetto, che il referendum anti Porcellum l’ha addirittura firmato. E alle accuse di Calderoli risponde dura l’opposizione: «Il ministro, la Lega e l’intero centrodestra sono gli unici responsabili dell’attuale legge elettorale — replica il sindaco di Milano, Giuliano Pisapia —. Durante l’iter d’approvazione tutta la sinistra manifestò il suo profondo dissenso».


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