Bpm, il futuro in mano a 11mila soci ma Bankitalia pianta nuovi paletti

by Sergio Segio | 22 Ottobre 2011 6:22

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MILANO – Come ogni campagna elettorale, anche quella per la conquista del nuovo assetto di Bpm ha visto l’appello finale al voto, con due distinte “convention”, e il tentativo di convincere gli ultimi indecisi a schierarsi. Le due squadre in campo – Messori e Arpe da una parte, Annunziata e Chiesa dall’altra, con la presenza costante di Bonomi, seppur formalmente con un’altra lista – si fronteggeranno oggi con una conta all’ultimo voto. L’assemblea si preannuncia particolarmente lunga e c’è il rischio concreto che sia anche incandescente. Secondo rumor piuttosto intensi infatti Banca d’Italia avrebbe fatto recapitare proprio stamane una lettera alla Banca. Nelle precedenti comunicazioni Via Nazionale aveva più volte sottolineato la necessità  di un cambiamento radicale degli organi societari della Bpm. È possibile che anche stavolta Bankitalia voglia insistere sullo stesso tasto, chiedendo un rinnovo totale del consiglio di sorveglianza e di quello di gestione.
Comunque, i numeri di questa assemblea sono imponenti: nei giorni scorsi sono stati ritirati oltre 11 mila biglietti di partecipazione, di cui quasi cinquemila fanno capo a dipendenti. Non è un record, nel 2009 si erano prenotati in 13 mila, ma stavolta c’è una novità  importante: i soci non dipendenti potranno esercitare tre deleghe (se le hanno raccolte, cosa non scontata viste le difficoltà  procedurali alla Bpm, che si è sempre rifiutata di fornire gli indirizzi dei propri iscritti).
Gli schieramenti sono chiari: da una parte c’è la formazione Messori-Arpe, appoggiata dai sindacati nazionali della Fiba e della Fabi (ieri alla convention è intervenuto anche il numero uno della Cisl, Raffaele Bonanni); dall’altra, quella sponsorizzata dagli “Amici” (l’associazione finita sotto i riflettori anche per gli accordi sulle carriere dei “politici”, di cui il nostro sito repubblica.it riporta una bozza risalente già  al 2002). Il “Parlamentino” che ha retto le sorti della Bpm ed eletto i consiglieri di maggioranza della banca, ha individuato in Enzo Chiesa, direttore generale da qualche mese, il candidato a guidare il consiglio di gestione, se vincerà  questa lista. Sempre che fili tutto liscio appunto sotto questo aspetto: la Banca d’Italia ha già  scritto una volta che “auspica caldamente” un rinnovamento profondo.
Tra i fattori di incertezza del voto c’è il posizionamento dei pensionati: ieri il presidente onorario dei soci pensionati dell’associazione Insieme, dei soci pensionati, Angelo Fedegari, ha lasciato intendere che gli ex dipendenti sosterranno gli Amici, sebbene l’associazione abbia espresso libertà  di voto. Sullo sfondo c’è il nodo dell’aumento di capitale, fatto sulla base di un piano industriale elaborato da Chiesa. Lo stesso Arpe ieri ha detto che l’aumento va assolutamente fatto: «Mi sembra impossibile che qualcuno possa pensare che la ricapitalizzazione venga rinviata», ha detto l’ex ad di Capitalia. «Il piano – ha sottolineato – è quello legato all’aumento, che fa parte delle indicazioni ricevute dalla Vigilanza, è necessario» che parta nel minor tempo possibile», ovvero entro il 31 ottobre, giorno in cui scade il mandato conferito a Mediobanca capofila del consorzio di garanzia. Proprio ieri Consob, in una lettera ai nuovi vertici, ha ricordato “l’estrema rilevanza” del piano industriale approvato dal Cda lo scorso luglio.

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