by Sergio Segio | 14 Ottobre 2011 6:13
ROMA – Lorenzo Bini Smaghi, membro italiano del board Bce, non ha ancora accettato di uscire anticipatamente dall’Eurotower per fare posto a un francese, secondo gli accordi presi a suo tempo dal presidente Sarkozy e dal premier Berlusconi. Lo scrive «La Tribune» ricordando che, secondo queste intese, la poltrona doveva liberarsi in sincronia con l’approdo a Francoforte del nuovo presidente Mario Draghi, previsto per il primo novembre. Se davvero Bini Smaghi non facesse le valigie in tempo- scrive il giornale transalpino – c’è il rischio che nella riunione del 3 novembre, quella che segna l’inizio della nuova leadership, per la prima volta dalla nascita dell’euro la Bce si troverebbe senza un rappresentante francese. Attualmente Parigi occupa la poltrona numero uno, quella della presidente uscente, Jean Claude Trichet.
Indiscrezioni raccolte dal quotidiano dicono che Bini Smaghi, messo alle strette per lasciare il suo mandato in anticipo rispetto alla scadenza naturale del maggio 2013, resterebbe al suo posto «almeno fino alla fine di quest’anno, se non, visti i tempi delle nomine, fino a febbraio 2012». Il giornale ricorda anche che si è parlato di lui come possibile presidente dell’Antitrust, come responsabile dell’Autorità per i lavori pubblici, oltre che come uno dei tre candidati per il nuovo vertice della Banca d’Italia. Gli altri due sono: il direttore generale dell’Istituto, Fabrizio Saccomanni, sostenuto dallo stesso Draghi, favorevole a rispettare la prassi della successione interna; il direttore generale del Tesoro, Vittorio Grilli, sponsorizzato dal ministro dell’Economia Giulio Tremonti.
La proposta di nomina del governatore spetta per legge al presidente del Consiglio ma è in fase di stallo da settimane. Berlusconi, che ieri ne ha riparlato con Tremonti, sarebbe ora intenzionato a sbrogliare il caso al vertice dei capi di Stato della Ue, il 23 ottobre. L’indomani, oltretutto, si riunisce il Consiglio superiore della Banca d’Italia, l’organismo che, secondo le norme, deve esprimere un parere non vincolante sul nome. Non è escluso però che l’intera questione, ormai strettamente connessa con la delicata situazione politica del Paese, finisca per slittare oltre il limite del primo novembre. In questo caso, a norma di statuto, Saccomanni interverrebbe come «facente funzioni». La nomina del governatore avviene con decreto del presidente della Repubblica, su proposta del premier, sentito il Consiglio dei ministri e il Consiglio superiore. Da tempo il Quirinale chiede il rispetto puntuale delle procedure, esse stesse garanzia per l’autonomia di via Nazionale.
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