Barletta, una speculazione dietro la strage “La tragedia per due appartamenti in più”

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Barletta – Sono morte per quattro euro all’ora. Ma soprattutto per una speculazione edilizia: due appartamenti in più nella palazzina gemella. In attesa a ore delle iscrizioni nel registro degli indagati, l’inchiesta sul crollo di Barletta segna un primo punto fermo: il palazzo è crollato a causa dei lavori che lunedì mattina sono stati effettuati nella struttura collegata. Lavori svolti sicuramente male dall’impresa incaricata. Ma lavori che probabilmente non avrebbero mai dovuto svolgersi: quelle palazzine sono legate una all’altra, così come si costruiva una volta. Abbatterne una significava mettere in pericolo quelle confinanti. Qualcuno aveva segnalato il pericolo, con una serie di ricorsi ai tribunali amministrativi (avendo sempre torto), dicendo che quel «piano di recupero» era illegittimo e pericoloso, ma l’allarme è andato inascoltato. Ieri intanto ci sono stati i primi interrogatori e la Finanza ha accertato che le lavoratrici erano in nero e i locali non adeguati per ospitare quell’opificio.
Oggi sarà  il giorno del dolore. Alle 15 in piazza Roma, a pochi metri dal crollo, monsignor Giovanni Battista Pichierri celebrerà  il rito funebre. Ci sarà  anche il segretario generale della Cgil, Susanna Camusso mentre il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano che ieri ha inviato un telegramma al sindaco e alle famiglie invierà  una corona di fiori. Polemiche politiche attorno alla frase del sindaco di Barletta, il Pd Nicola Maffei, che parlando di lavoro nero aveva invitato a non «criminalizzare chi, in un momento di crisi come questo viola la legge assicurando, però, lavoro». «Il lavoro nero va sempre condannato» ha tuonato il presidente della Regione, Nichi Vendola. Al funerale non potrà  esserci Mariella Fasanella, ricoverata nell’ospedale di Barletta in buone condizioni. «Ci siamo accorti delle crepe, le ragazze si sono alzate per scappare, io ero vicino al bagno quando è venuto tutto giù. Pensavo che non potessero trovarmi, poi ho visto una luce. Ora non accusate il titolare: è una persona per bene».


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