Bankitalia ribalta lo statuto Bpm: duale con più potere alla gestione

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MILANO – Bankitalia irrompe con la violenza di un uragano sulla scena di Bpm. Ad una settimana dall’assemblea che rivoluzionerà  i contorni della Popolare di Milano, votando un nuovo Statuto e un nuovo modello di governance basato sul sistema duale, via Nazionale alza la voce e il tenore delle richieste, dettando le sue correzioni allo Statuto e specificando che l’adozione delle sue indicazioni sono «vincolanti» e che i suoi interventi sono «funzionali all’esigenza di assicurare la sana e prudente gestione della banca». Ieri è stata la stessa Bpm a rendere note le modiche che via Nazionale ritiene indispensabile apportare al testo sottoposto dalla banca alla sua attenzione, specificando che il nuovo statuto deve contenere «una netta separazione tra proprietà  e gestione, una chiara ripartizione dei compiti tra gli organi aziendali e una maggiore incisività  del ruolo dei “soci di capitale”».
Le correzioni chieste sono “pesanti”: 1) aumento delle deleghe per ciascun socio non dipendente da tre a cinque (ipotesi a suo tempo bocciata, nonostante la richiesta di Bankitalia, nell’ultima assemblea della banca). 2) Aumento – da tre a cinque anni – dell’esperienza professionale richiesta ai membri del consiglio di gestione. 3) Ribaltamento totale della logica che disciplina la divisione dei compiti e delle competenze tra consiglio di sorveglianza e consiglio di gestione: il nuovo testo prevede che il consiglio di gestione, i manager insomma, possano chiedere «ove lo ritengano opportuno pareri preventivi non vincolanti» al consiglio di sorveglianza su una serie di materie previste dallo statuto, mentre il testo sottoposto a Bankitalia prevedeva che fosse il consiglio di sorveglianza ad esprimersi obbligatoriamente, ancorché non in maniera vincolante, su una serie di punti. Passaggio fondamentale, questo, che sposta l’asse dell’attenzione e dei poteri nella gestione della banca, a favore del consiglio di gestione rispetto al consiglio di sorveglianza. 4) Criteri più stringenti per eleggibilità  nel consiglio di sorveglianza: tutti devono aver maturato un’esperienza significativa nell’amministrazione di banche o grandi società  o di quotate o essere professori universitari di materie attinenti; non basterà  invece essere stato insignito di alte onoreficenze dello Stato o «aver maturato esperienze sostanzialmente analoghe a quelle descritte». Un criterio che potrebbe mettere a rischio la presenza di qualche candidato nelle liste già  depositate, a partire da Giorgio Benvenuto. 5) Vengono aumentati i quorum per la nomina e la revoca dei membri del consiglio di gestione da parte del consiglio di sorveglianza (con le indicazioni dei membri delle liste di minoranza e del loro voto determinante in determinate circostanze). 6) Viene inserita la necessità  dei requisiti di esperienza professionale anche per i rappresentanti del Credit Mutuel e della Fondazione Alessandria (che hanno diritto ad un posto a testa con cds). 7) L’iscrizione a libro soci e rapporti conseguenti sono delegati al consiglio di gestione invece che al consiglio di sorveglianza.
Indicazioni tecniche, ma che di fatto rafforzano molto il peso del consiglio di gestione rispetto ai poteri del consiglio di sorveglianza. E non è da escludere che se una parte dei soci in assemblea volesse cercare di resistere alle indicazioni di Bankitalia, quest’ultima possa ricorrere all’arma di sterilizzare il voto che impedisca «la sana e corretta gestione» della banca.


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