by Sergio Segio | 15 Ottobre 2011 6:10
ROMA – Il potere d’acquisto delle famiglie è in calo, l’incertezza e il pessimismo delle imprese sta invece risalendo: dobbiamo ridurre il debito, ma allo stesso tempo è «necessario» e «urgente» rafforzare le misure per lo sviluppo e affrontare le debolezze strutturali del Paese. Dall’ultimo Bollettino della Banca Italia arriva una nuova sferzata al governo: bene le due manovre estive, ma ora bisogna avviare la ripresa e fare di più di quanto già stabilito.
L’Italia, secondo gli analisti di via Nazionale, «risente in modo particolare delle tensioni» dell’economia e della finanza globale e pensare che l’aumento della produzione industriale registrato ad agosto sia il segnale che il vento sia cambiato sarebbe un clamoroso errore. In realtà , recita il testo, il buon dato estivo sarebbe derivato, più che altro, «da una diversa distribuzione delle ferie rispetto agli anni precedenti». Dalle stime sul mese di settembre risulterebbe invece «un sensibile ribasso dell’indice». In altre parole, la tendenza «pressoché stagnante» in atto dalla fine del 2010 non è stata invertita.
Ecco quindi la necessità e urgenza di dare una svolta. I segnali che la ripresa è tutta da costruire sono tanti. Certo, fa notare il Bollettino, è vero che ad agosto il debito pubblico è ridisceso sotto la soglia dei 1.900 miliardi, che «le condizioni di fondo delle banche italiane rimangono solide» e che «il livello di indebitamento delle famiglie è ridotto». Ma dopo quella che era sembrata una ventata di crescita primaverile, da quest’estate il Paese è di nuovo in frenata. E le prospettive che arrivano dal fronte del lavoro, dalle imprese e dal potere d’acquisto non sono buone. Le aziende, per esempio, vivono un quadro di «forte incertezza», sono pessimiste per il 2012 e «solo il 12,7 per cento si attende un miglioramento del mercato per i prossimi sei mesi». La redditività delle imprese non finanziare è arrivata ai minimi dall’introduzione della moneta unica e, secondo i dati del Bollettino, le prospettive sulle assunzioni sono in «netto peggioramento». A pagarne le conseguenze saranno soprattutto «i più giovani e i meno istruiti». Non solo: le famiglie fanno i conti con un’ulteriore riduzione del potere d’acquisto, confermata ieri anche dai dati Istat sull’inflazione che a settembre ha toccato il 3 per cento su base annua (dato che non si vedeva dal 2008). E, specifica la Banca d’Italia, negli ultimi sei mesi il reddito reale delle famiglie è calato dello 0,9 per cento. Inevitabile quindi la stagnazione della domanda interna. Anche dalla finanza pubblica arrivano segnali preoccupanti: «Complici i tagli» delle agenzie di rating, il rendimento dei Btp decennali sta tornando ai livelli precedenti l’intervento della Banca centrale europea. Il messaggio finale del Bollettino è dunque chiaro: la stagione dei sacrifici è tutt’altro che finita.
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