Anche Frattini nella rete di Lavitola “Arriva il vicepremier albanese dovete farmi partecipare al vertice”

by Sergio Segio | 18 Ottobre 2011 7:28

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ROMA – Ha un biglietto da visita verbale con due frasi Valter Lavitola, l’uomo ombra del Cavaliere. Il suo consigliere diurno e notturno. Quello che «lo accompagna in aeroporto». Quello che ha accesso costante a casa sua e a tutti i palazzi della politica, a tutti i ministri, a tutti i direttori generali, agli alti ufficiali di polizie e servizi segreti. Quello con cui il «Dottore» si sfoga minacciando «di fare la rivoluzione». Quel passepartout inattaccabile Lavitola lo utilizza dieci, venti, trenta volte al giorno. Un leitmotiv continuo in cui ripete «sono un consigliere del presidente Berlusconi». E subito dopo «ho appena parlato col capo». Nessuno si permette di contestarlo. Mai una volta, in centinaia di conversazioni, uno gli obietta “ma stai dicendo la verità “. Tutti sanno che Lavitola è un tutt’uno con Berlusconi, quindi ritengono pienamente attendibile quello che dice, ne accettano gli ordini, lo assecondano, si affrettano ad obbedirgli. Arrivano a chiedergli scusa se sono in ritardo. Non è un’affermazione apodittica, è un fatto che le intercettazioni dimostrano. «Per tabulas» direbbe Berlusconi. Frattini, Bonaiuti, Bertolaso, e molti, molti altri. Tutti si danno da fare per venirgli incontro. Una telefonata dopo l’altra va in scena una grave anomalia istituzionale, l’inaccettabile ingerenza di Lavitola, solo «un pescivendolo» come lui stesso si definisce, che però comanda gli uomini dello Stato.

Tu ti piazzi nella sua stanza e lui te lo presenta
(13 ottobre 2009 ore 10.13)
Lavitola chiama la segretaria del ministero degli Esteri Franco Frattini. Ha già  in mano la sua promessa per sfruttare un incontro bilaterale alla Farnesina con l’omologo albanese Ilir Meta per i suoi affari. Nessuno stupore, Frattini ha già  detto di sì.
Nadia «Allora, lui, questo ministro, lo vede il 21 e fa questo incontro istituzionale. Tu… ti piazzi nella nostra anticamera e nel momento in cui escono dalla sala…»
Lavitola «Ma no, scusa, alle 11 non mi puoi far sedere nella stanza sua, invece che nell’anticamera che sembro…».
N. «Non ci siamo capiti, io ti sto dando delle coordinate che mi da lui. Tu ti piazzi nella sala antistante e quando escono lui te lo presenta, vi stringete la mano e poi, non lo so…».
L. «Senti, Nadia, se mi permetti. Siccome, Franco lo sa, io questo lo conosco da dieci anni…».
N. «Sì, ma lui non lo porta nella sua stanza quando escono dall’incontro istituzionale. In genere, questo non accade mai».
L. «E non gli puoi dire se in questo caso può accadere?»
N. «No, accade lì per lì. Perché visto che tu starai là  fuori, poi probabilmente quello gli dirà : “ah, allora ci sta il dottor Lavitola che tu conosci…entriamo, non entriamo”, questo non lo so. Se lui mi dice di riferirti così è perché evidentemente immagina di fare quest’incontro all’uscita, quasi fosse una cosa casuale…che cacchio ne so’…».

Lui mi ha già  dato luce verde
(15 ottobre 2009 alle 13.01)
L. «Nadia, buondì Valter. Lui mi ha detto che mi poteva far trovare nella sua stanza, mi ha detto: “Valter è un incontro ufficiale non si può, altro è se invece questo ti incontra nella mia stanza alla fine della cosa”. Siccome è una cosa importante…».
N. «Ma aspetta, ma di chi parliamo?».
L. «Ilir Meta. (…) Ascolta, il 15 mi ha detto il ministro che c’ha un incontro con il vicepresidente e ministro degli esteri albanese, allora siccome è un incontro ufficiale, sarebbe molto importante per una serie di vicende che poi ti spiego e che Franco conosce, che io alla fine dell’incontro fossi lì nella stanza di Franco per scambiare due chiacchiere Franco, io e lui. Questo qui è quello che mantiene in piedi il governo di Berisha, c’ha quattro parlamentari e ne sta acquisendo altri nove…vabbè, poi ti spiego, inutile che ti sto a dire metà  per telefono…quindi sarebbe importante. L’altra cosa, vedi se tu puoi fare un miracolo, io ho appena finito di parlare con il presidente che è estremamente appannato al telefono…»
N. «Eh, se vede…».
L. «E c’è una questione di un’importanza straordinaria che lui non riesce a mettere a fuoco. L’unico con il quale spero che possa a ragionare è Franco. È sulle questioni della giustizia. È una cosa importantissima. Io c’ho solo sta speranza qua».
N: «E allora?».
L. «Devi vedere se ci riesci. Io devo parlare cinque minuti con Franco di persona. Dovunque esso sia, in machina, in aereo, in ufficio, alla Camera, al Senato, a margine di una riunione. Cinque minuti».
N. «Guarda…lui all’una e un quarto c’ha un volo.
V. «Eh, vado con lui».
L. «Oggi è proprio impossibile, Valter».
L. «Se lo accompagno in aeroporto come faccio sempre col capo?».
N. «Glielo chiedo e ti faccio sapere».
L. «Vedi un attimo, è importante. Tu lo sai non faccio mai pressioni, rischia di essere vitale perché lui è proprio appannato…».
N. «Ma questo ce ne siamo accorti tutti».
L. «Eh lo so, lo so. Però c’è una cosa importantissima che se Franco ci mette le mani si risolve. Poi vedi sta cosa del 21, ti prego».
N. «Se lui mi dà  luce verde io non ho problemi, ti metto a margine dell’incontro istituzionale».
V. «Me l’ha data lui luce verde, mica si rimangia le cose. Diglielo. Eh, grazie, tesoro ciao».

Quella testa di c…di Matteoli sta facendo saltare la cosa
(14 ottobre 2009 nel pomeriggio)
Lavitola chiama il capo della Protezione civile Guido Bertolaso, che reagisce infastidito ma lo asseconda, e contesta il ministro delle Infrastrutture Altero Matteoli per aver cambiato il decreto per la nomina del commissario alle dighe. Insiste, preme, alla fine Bertolaso obbedisce ed esegue.
L. «Guido, Valter, perdonami se ti sto inseguendo…».
Guido Bertolaso «Ma che succede? Che problema c’è?».
L. «Eh, c’è un problema, mi dicono che è stata pubblicata sulla Gazzetta la modifica di quel decreto per la nomina del commissario, eliminando per intero l’articolo 2 ed è stato pubblicato da voi come Protezione Civile. Quella testa di cazzo di Matteoli non aspettava di meglio e sta facendo zompare tutta la cosa, dicendo che è a te che non sta bene. Boh, io…sinceramente io sto lavorando da un anno e mezzo a ‘sta cosa…».
GB. «Ti ripeto, non ne sono nulla. Non ho il tempo di seguire questa cosa».
L. «Eh, te l’ho mandata quella lettera lì. Nel caso, ti volevo dire, nel caso riconvinciamo Matteoli, non tanto io quanto il capo (Berlusconi, ndr.), tu nel caso la puoi rimodificare?».
GB. «Devo sentire Aiello e poi ti faccio parlare con lui e vediamo se si può fare qualcosa».
L. «Posso contare sulla tua pazienza e disponibilità ?».
GB. «Vediamo, certamente, ne riparliamo senz’altro».

Me l’ha detto il capo farai il ministro
(13 novembre 2009 ore 14.53)
Lavitola arriva al punto di annunciare anche chi può essere nominato ministro. Come nel caso del senatore Paolo Scarpa Bonazza Buora, presidente della commissione Agricoltura, a cui comunica di aver parlato con Berlusconi.
Scarpa «Come stai ricchione?».
L. «Due cose. La prima, fai jogging la mattina?».
S. «No, perché devo farlo? Mi viene l’infarto, mi viene».
L. «No, no, fai jogging, tieniti allenato a correre».
S. «Vabbè, per andare a fare la maratona».
L. «No, no, per poter fare il capo della maratona. Vedi che devi pagare la cena, però eh.,, Ti ricordi quando ti dissi che non c’era nessun problema, che tu ritenevi che quello stronzo lì ti si inculasse, Galan eccetera? Ti ricordi?».
S. «Che fa il ciccione?».
L. «Io mo’ ti dico toccati le palle: so che è il momento tuo».
S. «E com’è che lo sai?».
L. «Me lo so’ sognato ieri notte, come lo so secondo te, chi me lo può dire? L’ipotesi allo studio, se va quello stronzo di Zaia lì a fa’ il presidente alla Regione, tu sei in pole position per fa’ il ministro dell’Agricoltura».
S. «Dimmi un po’, (…) e Galan?».
L. «Punta a fa’ il presidente degli Stati Uniti, da lì in su…».
S. «Però alla fine si dovrà  anche accontentare».
L. «Sì, lui punta a qualunque di queste cose, ma non lo so che succede. Secondo me il candidato più attendibile a quella cosa sei tu».
S. «Ma è una tua supposizione?».
L. «No, no ho parlato con lui, ho parlato col presidente e lui fa questa valutazione, e gli ho detto, ma se salta qui chi ci va? E lui dice Fini rompe i coglioni, io dico “e noi … ci abbiamo Scarpa”, e lui dice “cazzo, è vero, è pure presidente della Commissione al Senato, è l’unico che ci capisce, già  An è sovradimensionata».
S. «Speriamo che sia vero».
L. «…però muoviti anche tu per favore. Parla con Schifani e parla pure con Cicchitto. Non di’ che te l’ho detto io».
S. «Sì».
L. «E io che cosa posso fare, più che parlare con il capo. Io l’unico lavoro che ti posso fare è sul capo. Fabrizio no, oppure con Quagliarello tu che rapporti c’hai?».
S. «Buoni, è un po’ freddo, diciamo».
L. «E allora guarda se basta Schifani, basta e avanza Schifani».

Quello stronzo di Tremonti non vuole firmare
(12 ottobre 2009 ore 20.32)
Lavitola chiama e viene richiamato dal sottosegretario alla Presidenza Paolo Bonaiuti, titolare della delega per l’editoria. Lo pressa in tutti i modi per ottenere un lasciapassare sui fondi al settore che Tremonti ostacola.
Lavitola «Scusa se ti ho disturbato, il fatto che mi richiami mi riempie di orgoglio, di speranza, vuol dire che sono diventato una persona importante».
Bonaiuti «Tu sei un amico e quindi non sei né importante, né poco importante».
L. «Sei un tesoro. Ho saputo che questo stronzo di Tremonti non vuole firmare assolutamente l’attribuzione dei fondi al capitolo sull’editoria, in quanto sostiene che non c’è il gettito di entrate e dice pure che a lui non gliene frega un cazzo… se lo chiede Berlusconi lo fa».
B. «Il problema sono quei settanta milioni che lui non vuol tirare fuori».
L. «Eh, di quello parliamo, dei settanta milioni. Lui ha detto che non c’è il gettito di entrata».
B. «Guarda so tutto, fammici lavorare. È un problema costituzionale, perché mi apre un casino inenarrabile… ma che cosa devo fare, mi metto a piangere?
L. «No, no, aspetta un secondo, abbi pazienza solo un minuto. Lui sa meglio di tutti quanti che essendoci una norma, a lui non gliene frega niente del gettito di entrata, lui lo può fare sul bilancio previsionale dello Stato, non gli frega assolutamente niente. Il problema reale è che lui se lo vuole far chiedere da Berlusconi in quanto – io l’ho già  detto al presidente questo – lui a un certo punto è sbottato, insomma è contro Tremonti dalla vicenda delle Regioni giù giù ad altre cose sulle quali poi mi ha dato ragione. Comunque mi ha detto che lo faceva. Però Tremonti se lo vuol far chiedere da lui in quanto ci sta il problema soprattutto della Padania e del Secolo. Siccome il Secolo oramai fa parte di FareFuturo eccetera eccetera Tremonti vuole vendersi questa cosa con Berlusconi e ha detto chiaramente “Se me lo chiede Berlusconi allora lo faccio, se non me lo chiede portiamo a casa settanta milioni in più”».
B. «Fai una cosa, mercoledì tu mi chiami e mi vieni a trovare».
L. «Paolo, fai chiamare al presidente a Tremonti, senti a me».
B. «Mettiti tranquillo, vieni giovedì mattina».
L. «Un bacione Paolo».

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