Alfano a Casini: sul premier condizioni impraticabili

by Sergio Segio | 10 Ottobre 2011 14:39

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ROMA — Angelino Alfano sceglie la platea amica raccolta a Saint Vincent attorno al ministro Gianfranco Rotondi per sbarrare la strada a quanti chiedono un passo indietro di Silvio Berlusconi. Si rivolge all’Udc di Pier Ferdinando Casini che da tempo invoca le dimissioni del premier e a quanti nello stesso Pdl suggeriscono (in forma meno diretta) questo passo al Cavaliere. Le parole di Alfano sono chiarissime: «La condizione che ci viene posta è “accantonate Berlusconi”, ma è una condizione che io ritengo impraticabile e ingiusta». Il segretario del Pdl ripete il progetto strategico enunciato al momento della sua elezione al vertice del Pdl. «Dico con chiarezza — spiega — che lavoro per un percorso di aggregazioni moderate senza condizioni capestro. La nostra è una posizione netta e molto chiara e lavoriamo affinché si arrivi a quell’approdo».

Alfano insiste su questo: «Ci sono tutte le condizioni perché in Italia si realizzi un grande partito popolare europeo, sezione italiana». Tuttavia, argomenta ancora rivolgendosi a Casini e ai frondisti del Pdl, «un appello agli altri popolari italiani, e mi riferisco in primo luogo all’Udc, che fosse fondato su una dimensione di governo o di accordo sull’oggi vedrebbe un no immediato: dico una parola chiara a tutti coloro che mi chiedono di fare un passo ulteriore nei confronti dell’Udc».

Ma i destinatari del messaggio fanno subito sapere di non essere affatto disposti ad accettare questa impostazione e chiudono a loro volta ogni possibilità  di dialogo. «Non esiste — replica secco Lorenzo Cesa a nome proprio dell’Udc — l’ipotesi di una collaborazione credibile tra chi oggi legittimamente sostiene questo governo e chi invece, come noi, lo ritiene fallimentare». Controreplica di Osvaldo Napoli (Pdl): «È una condizione che trovo inaccettabile, non tanto o non solo per il presidente del Consiglio, quanto per i milioni di italiani che lo hanno scelto come premier di questo e non di un altro governo».

Alfano difende poi il sistema bipolare (contro il quale si scaglia da tempo Casini), raccogliendo il consenso di Francesco Pionati, portavoce del gruppo Popolo e territorio. «Non intendiamo tornare indietro sul bipolarismo, la più grande conquista di Berlusconi, condizione di democrazia trasparente dove chi vince va al governo e chi perde va all’opposizione. Insomma, vogliamo che si mantenga il diritto dei cittadini di scegliere il parlamentare e il premier».

Ed è altresì convinto, Alfano, che il centrodestra tornerà  a vincere alle prossime politiche perché «nella mente dei cittadini è rimasta bene impressa la inadeguatezza della sinistra a governare. In Italia esiste l’unica sinistra al mondo che riesce a non vincere anche quando perdiamo noi, come è avvenuto alle ultime amministrative. Sono divisi su tutto». In questo quadro il segretario del Pdl annuncia che «a dicembre si terranno i congressi comunali e provinciali per dimostrare che siamo in carne ed ossa il partito dei moderati».

Non c’è tempo da perdere incalza il governatore lombardo Roberto Formigoni che ritiene assai probabile si possa votare nella primavera del prossimo anno, cioè in anticipo rispetto alla scadenza naturale del 2013. «Il Pdl non ha futuro — afferma — se non costruiamo una grande alleanza di centro e se non andiamo verso un partito democratico». A suo giudizio è necessario «fare un tavolo per creare un nuovo partito, scegliere una nuova legge elettorale», e soprattutto «individuare, attraverso le primarie, un nuovo candidato premier che ci guiderà  alle prossime elezioni». Insomma, il Cavaliere deve farsi da parte.

Tra i frondisti del Pdl, Formigoni è (ed è stato) il più netto a dire che Berlusconi non dovrà  essere il front runner del centrodestra. Ma la sua nuova sortita fa sbottare Sandro Bondi, uno dei coordinatori. Bondi esprime «un totale e aperto dissenso» verso l’ipotesi di un’uscita di scena del premier per propiziare un’alleanza con l’Udc. «È nell’interesse dell’Italia — argomenta l’ex ministro — consentire al governo di portare a termine entro la legislatura quelle riforme che non sono più rinviabili». Ma Ignazio La Russa, altro coordinatore, tenta di circoscrivere la polemica asserendo che «la lealtà  di Formigoni al governo e a Berlusconi è fuori da ogni dubbio. Del resto, che sia Berlusconi a mettere in conto concretamente di non candidarsi nel 2013 è cosa notissima. E anche l’obiettivo di allargare la maggioranza lo vede prima di tutto Berlusconi. Insomma, non accettiamo veti da nessuno, ma siamo pronti a discutere».

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