Africa e primavera araba il Nobel della pace alla battaglia di tre donne

by Sergio Segio | 8 Ottobre 2011 6:35

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Tre donne. Una diversa dall’altra ma tutte impegnate nella battaglia per i diritti e contro la violenza. Il Nobel per la Pace è stato assegnato ieri alla presidente del Liberia, Ellen Johnson Sirleaf e alla sua compatriota, l’avvocato Leymah Gbowee, che hanno contribuito alla fine della guerra civile e alla transizione verso la democrazia del paese africano. Con loro, c’è anche la giornalista yemenita Tawakkol Karman, simbolo di quegli attivisti che animano la primavera araba dall’inizio dell’anno e che, secondo i pronostici, erano tra i favoriti per il prestigioso riconoscimento.
Nel motivare il premio ex aequo, il Comitato di Oslo ha ricordato «la loro lotta non violenta per la sicurezza delle donne e per il loro diritto a partecipare alla costruzione della pace». In più di un secolo di storia, ci sono state solo 14 premiate con il Nobel per la Pace, tra cui Madre Teresa di Calcutta, Aung San Suu Kyi e Shirin Ebadi. Il presidente della Comitato, Thorbjoern Jagland, ha ricordato: «Non è possibile conquistare la democrazia e una pace duratura senza che le donne abbiano le stesse opportunità  degli uomini nel contribuire allo sviluppo a tutti i livelli della società ».
«È un premio a tutto il popolo liberiano», ha commentato Johnson-Sirleaf, eletta nel 2005 prima donna alla guida di un governo africano e candidata per un secondo mandato alle presidenziali previste martedì. Il suo rivale, Winston Tubman, ha subito definito il premio «inaccettabile e immeritato». Gbowee, che attraverso uno “sciopero del sesso” aveva mobilitato diversi gruppi etnici e religiosi contro il dittatore Charles Taylor, ha invece voluto condividere il premio con tutto il continente. «Sono le donne africane ad aver vinto». La yemenita Karman, in prima linea nelle proteste contro il regime di Ali Abdullah Saleh, a 32 anni è la più giovane vincitrice nella storia del Nobel. Ha dedicato il Nobel a tutti gli attivisti della primavera araba. «È il riconoscimento, da parte della comunità  internazionale, della nostra rivoluzione e della sua inevitabile vittoria».
La selezione delle candidature era cominciata a febbraio da una lista di 241 nomi. La decisione finale ha sorpreso, anche se il comitato norvegese è composto in questo momento da una maggioranza femminile. Le tre vincitrici rappresentano comunque una scelta più consensuale dopo le polemiche dell’anno scorso, con il Nobel al dissidente cinese Liu Xiaobo. «Una notizia meravigliosa», ha detto il segretario generale Onu, Ban Ki-Moon. La presidente della Liberia è stata elogiata dal cantante Bono Vox («È una forza della natura») e dall’ex arcivescovo Desmond Tutu: «Merita cento volte il premio». Anche la Cancelliera tedesca, Angela Merkel, l’ha definito «un ottimo segnale». «Le donne – ha detto Merkel – sono una speranza per uno sviluppo pacifico non soltanto in queste zone travagliate, ma in tutto il mondo».

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