by Sergio Segio | 15 Ottobre 2011 6:48
ROMA – Vitto e alloggio dei dipendenti pubblici, buoni pasto, indennità per traslochi e imballaggi, taglio del 30% alla remunerazione ai Caf, le strutture “popolari” che compilano 14 milioni di denunce dei redditi di lavoratori dipendenti (perderanno 100 milioni). La Finanziaria della “lesina” sforbicia i piccoli benefici di impiegati statali, infermieri, agenti di polizia e carabinieri.
Ieri il Consiglio dei ministri, attraversato da momenti di tensione, ha approvato una Legge di Stabilità che stringe ulteriormente la cinghia agli italiani e attenua solo parzialmente la portata dei tagli ad alcuni ministeri. Secondo quanto riferito dal titolare della Difesa Ignazio La Russa, il ddl di Stabilità «non ha registrato voti contrari». Ma pur votando sì, i ministri “indignati” non hanno rinunciato alla protesta: il responsabile della Sanità Fazio ha espresso il suo dissenso per la riduzione di un miliardo per l’edilizia scolastica. Stefania Prestigiacomo (Ambiente) ha reiterato la sua protesta: «Il mio ministero non può sopravvivere a questi tagli», ha detto (anche se alla fine sono stati recuperati per placarla 500 milioni per il dissesto idrogeologico). Confermato anche lo “scippo” degli 800 milioni dell’asta frequenze (andranno a riduzione del debito e alla difesa) che aveva suscitato la ferma reazione del ministro dello Sviluppo, Paolo Romani, il quale tuttavia porta a casa un ammorbidimento dell’intervento sul Fondo di garanzia per le piccole imprese e riesce comunque a finanziare la banda larga grazie ai soldi della Cassa depositi.
La Legge di Stabilità conferma la stretta di 7 miliardi ai ministeri prevista dalle manovre d’estate, ma entra pesantemente nei vari capitoli si spesa, ministero per ministero, e pratica tagli «dolorosi» (come li ha definiti ieri lo stesso Berlusconi) che già stanno provocando la rivolta dei sindacati.
Nonostante l’aumento delle risorse alla difesa, risparmi rilevanti sono previsti sulle risorse destinate al vitto e all’alloggio di Carabinieri, Polizia e Guardia di Finanza in servizio fuori sede. Cattive notizie anche per gli statali che perderanno una serie di microbenefici accessori: saranno ridotti i buoni pasto sotto le otto ore di prestazione lavorativa con conseguenze negative soprattutto per turnisti, infermieri e part time, che osservano un orario ridotto e che in media dovranno rinunciare fino a 150 euro al mese. Una norma dal sapore di un film in bianco e nero prevede inoltre che lo statale in missione sul territorio nazionale «è tenuto a fruire, per il vitto e l’alloggio, delle apposite strutture delle amministrazioni di appartenenza, ove disponibili». Vengono inoltre abolite le indennità , il rimborso delle degenze e le pensioni privilegiate per le infermità causate da motivi di servizio. Scure anche su tutti i benefit riservati allo statale che si trasferisce: dal trasloco alle spese di viaggio per raggiungere la nuova destinazione di lavoro assegnata dall’amministrazione. Risparmi all’osso anche per i diplomatici (spese di rappresentanza, indennità di sistemazione e di richiamo in servizio dall’estero) e per i «distaccati» presso le autorità indipendenti che dovranno mantenere lo stipendio dell’amministrazione di provenienza.
Tempi duri anche per distacchi sindacali, aspettative e permessi nel mondo della scuola (meno 15 per cento). Saranno ridotti i presidi (il tetto degli alunni necessari per avere un dirigente scende da 600 a 500); e di mille unità bidelli e amministrativi. Nessuna risorsa per gli scatti di anzianità che restano nel limbo. Arriva anche una tassa di 10-15 euro per partecipare ai concorsi nella Pubblica Amministrazione.
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