A sorpresa il Pil italiano è cresciuto
Se nel 2008, 2009 e 2010 il prodotto interno lordo italiano è cresciuto di uno 0,5% in più, il che non è certo poco di questi tempi, e se nella media del decennio 2000-2010 la vera crescita dell’economia italiana è stata dello 0,4% e non di quel misero 0,2% che ci hanno propinato, lo si deve solo alla revisione del metodo usato per fare i calcoli statistici. Criteri più moderni e più vicini alla realtà , dove l’industria manifatturiera pesa un po’ di meno e i servizi un po’ di più, e dove i prezzi delle importazioni e delle esportazioni vengono considerati con sistemi più puntuali e meno aleatori.
È il nuovo sistema che l’Istat ha adottato ieri, per la prima volta, presentando la revisione della serie storica delle statistiche sui conti nazionali. L’Istat come tutti gli altri istituti di statistica europei, però. Perché i nuovi principi statistici sono stati concordati, e non poteva essere altrimenti, a livello comunitario.
Domani, quando Eurostat, l’istituto che dipende dalla Commissione di Bruxelles, diffonderà le nuove serie di tutti i paesi Ue, sapremo se rispetto agli altri l’Italia sia riuscita a fare maggiori o minori progressi. Ma sembra di capire che la posizione relativa del nostro Paese al cospetto delle altre economie continentali non cambierà un granché. In Francia l’adozione dei nuovi criteri avrebbe portato a una leggera limatura del prodotto interno lordo rispetto ai dati finora conosciuti. In Germania sarebbe successo il contrario. Ma si sta parlando di decimali.
Va bene che contano pure quelli (e per inciso qualcuno ricorderà come insistevano il vecchio governatore della Bundesbank, Hans Tietmeyer, e l’allora ministro delle Finanze tedesco, Theo Waigel, sul deficit pubblico che non doveva assolutamente superare il «tre virgola zero per cento»), ma ciò che pesa di più è la dinamica. Cioè l’evoluzione di un dato.
E se, ora che abbiamo rifatto i conti, sappiamo che il Pil degli ultimi anni è sempre stato sottostimato di mezzo punto percentuale, la sostanza non cambia: l’Italia cresce ancora poco. E se anche il rapporto tra debito e Pil, per le stesse ragioni, è sempre stato leggermente più basso non c’è motivo di esultare: il debito è aumentato troppo. Come dice il presidente dell’Istat, Enrico Giovannini: «Restiamo un Paese con un debito pubblico molto alto, con problemi di crescita seri, e una produttività che aumenta molto poco».
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