A Liberty Park funziona così

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NEW YORK. All’origine di tutto la proposta della rivista canadese Adbusters che auspicava la nascita di una protesta popolare che si opponesse allo status quo: le lobby economiche che dettano legge alla politica. Da qui è germogliato e sta crescendo Occupy Wall Street, il movimento che dal 17 settembre ha pacificamente occupato la borsa di New York e che unisce nell’azione le diverse voci dissidenti senza avere un leader ma solo portavoce.

Hanno raccolto l’eredità  di Woody Guthrie, dei Wobblies, i sindacalisti anarchici d’inizio secolo scorso, del movimento non violento di Martin Luther King e di quello chic di Harvey Milk a San Francisco. Accampati nel Financial District, a due passi dallo stock exchange, leggono la Repubblica di Platone e Capitalismo e schizofrenia di Deleuze e Guattari, durante il giorno cantano e ballano.
Il mezzo e il messaggio
Usano i nuovi strumenti per comunicare e organizzarsi – Livestream, Facebook, Youtube – ma il social network preferito è Twitter, dove sia Naomi Klein che Michael Moore stanno facendo da cassa di risonanza. L’hashtag di partenza era #takewallstreet che si è poi trasformato in #occupywallstreet. E via via che la protesta si espande – in questo momento sono 72 le città  negli Stati uniti interessate – compaiono i nuovi hashtag: occupywashington, occupychicago, fino all’hashtag collettivo #occupytogether. Esiste anche un Tweet che si riferisce delle condizioni climatiche a New York per informare gli occupanti delle previsioni del tempo.
Gli indignati anti Wall street danno molta importanza alla confezione del messaggio, la comunicazione è assai curata: esiste una infoline dedicata ai rapporti con la stampa, la qualità  video delle riprese è spesso a livello professionale, i montaggi sono realizzati nella piazza. Una telecamera collegata a un computer portatile lancia in rete un segnale video in diretta, livestream.com/globalrevolution, che permette a chi è lontano di essere aggiornato in tempo reale sugli avvenimenti. Siamo davanti a un esperimento riuscito di citizen journalism. «Abbiamo 40mila persone collegate che seguono la diretta video e 5000 followers in tweeter – dice Brad dal media center montato al centro della piazza alberata e all’occorrenza protetto dalla pioggia con ombrelli – A quanto pare noi stiamo raccontando gli eventi meglio dei mainstream media».
Alcune regole
Il movimento si è dato poche ma fondamentali norme. I manifestanti non nascondono mai il volto alle telecamere, dichiarando che il loro obiettivo è fare arrivare il messaggio. Quando qualcuno viene arrestato grida forte il proprio nome mentre viene portato via in modo che il gruppo di supporto legale possa occuparsi del suo rilascio. Altra regola importante: le assemblee sono orizzontali, autonome e senza leader, basate sul metodo del consenso. Come per il funzionamento decentralizzato di Internet: consenso generico e codice funzionante, con un occhio alle modalità  delle proteste che avvengono nel resto del mondo. Ogni giorno prima dell’assemblea generale vengono spiegati i gesti da utilizzare per comunicare: mani alzate che si muovono per esprimere consenso, braccia alzate incrociate per esprimere disaccordo. Sono i segnali che chiudono, accettando o rifiutandolo, ogni intervento. Una decisione viene presa solo quando c’è il consenso unanime.
Le loro richieste
Gli occupanti di Liberty plaza, così hanno ribattezzato il loro presidio, sono contro la corruzione che Wall Street rappresenta. Vogliono che la speculazione torni a essere un crimine, che le ricchezze del pianeta siano distribuite in maniera equa, non accettano il mondo imposto dalle banche, dai politici e dalla polizia. Chiedono una democrazia con tolleranza zero nei confronti della corruzione.
«Hanno preso le nostre case attraverso un processo di preclusione illegale, hanno perpetuato la disuguaglianza e la discriminazione sul posto di lavoro, hanno avvelenato la catena alimentare per negligenza, hanno venduto la nostra privacy come una merce», sono le parole contenute nella dichiarazione di occupazione della città  di New York redatta dal movimento. Ma di fronte alla domanda «quali le vostre richieste specifiche?» la risposta è sembrata inizialmente vaga, tanto che Susan Sarandon ha ritenuto opportuno scendere in piazza per incitarli ad avere un messaggio chiaro e un piano fattibile. Non ci saranno richieste specifiche finché il movimento stesso non crescerà  politicamente, hanno poi spiegato, la loro istanza è nella dimostrazione stessa e nel processo di democrazia diretta che avviene nella piazza.
Presidio a Zuccotti Park
I media sono in difficoltà  cercando un nome per definirli, dall’Europa viene spontaneo chiamarli indignados, ma sarebbe più corretto definire il movimento «Global Revolution» o il «99 percento di noi». Sono gli attivisti di MoveOn, Adbuster, USDayofRage e Anonymous a cui si aggiungono i sindacati, i cittadini che hanno perso il lavoro, i militari di ritorno dalla guerra, gli studenti. Possono contare sul sostegno di star della musica, del cinema e della filosofia: dal rapper Kanye West, all’indie Jeff Magnum, leader dei Neutral Milk Hotel, da Susan Sarandon e fino al filosofo slavo Slavoj Zizek che in piazza pochi giorni fa ha regalato una sua lezione di democrazia.
Hanno scelto Zuccotti Park, all’angolo tra Broadway e Liberty Street, nelle immediate vicinanze della Borsa, per radunarsi. Il parco è privato e la polizia non avendone piena giurisdizione, in assenza di una richiesta del proprietario, non ha ritenuto di sgomberarli, limitandosi a togliere la corrente elettrica, spegnere i lampioni e rendere inutilizzabili le prese di corrente disponibili al pubblico di cui il piccolo parco è pieno. Il problema della mancanza di corrente è stato risolto con i generatori, il parco è ora una Taz e vede una presenza in crescita di un migliaio di persone che cucinano e si spartiscono i compiti, tra cui parlare con la stampa e rispondere alla domande dei passanti. C’è anche una libreria, la People’s Library, con testi di storia, letteratura e politica. Ci si divide in gruppi di lavoro per discutere: per parlare di arte e cultura si incontrano a mezzogiorno, il gruppo di lavoro per le relazioni col pubblico e con la stampa è alle 3 di pomeriggio, il gruppo di supporto medico alle 5. La colazione è alle 7.30 del mattino, la riunione degli occupanti alle 10, la cena alle 6 di sera, l’assemblea generale alle sette.
La protesta sta per entrare nella quarta settimana consecutiva e i dimostranti, che tengono il presidio giorno e notte, si preparano ai primi freddi. Sul sito nycga.net, dove si trovano gli aggiornamenti sull’assemblea generale, vengono elencate le richieste per le donazioni. La polizia non permette le tende, la cosa di cui c’è più bisogno sono sacchi a pelo da montagna.

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Arresti a Boston e Chicago
La protesta anti Wall street si espande negli Stati uniti e la polizia reagisce male. Ultime tappe Boston e Chicago. Martedì scorso almeno 100 persone sono state arrestate nella capitale del Massachusetts dopo essersi rifiutate di sgombrare il Rose Fitzgerald Kennedy Greenway dove tentavano di montare le tende per il presidio. Così a Chicago, dove erano in corso due appuntamenti finanziari, migliaia di manifestanti hanno sfilato contro la disuguaglianza economica: erano circa tremila tra insegnanti, sindacalisti e leader religiosi del movimento «Alzati Chicago!». Alcuni dimostranti si sono diretti davanti alla sede di un meeting della Mortgage Bankers Association, mentre altri si sono avvicinati a un albergo di lusso, dove era in corso una conferenza dell’Associazione per l’interscambio dei futures, al grido di: «Noi siamo il 99», «riprendiamoci la casa, il lavoro, la scuola». La polizia ha arrestato 27 persone che tentavano di formare un sit in.


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