Washington: “Cittadini americani via immediatamente dalla Siria”

by Sergio Segio | 16 Settembre 2011 6:57

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WASHINGTON – «Lasciare la Siria immediatamente». È l’appello urgente lanciato ieri dagli Stati Uniti a tutti i cittadini americani presenti su territorio siriano. Il Dipartimento di Stato statunitense ha invitato a lasciare la Siria «finché sono disponibili mezzi di trasporto commerciali» e ha consigliato a chi resta di «limitare al massimo gli spostamenti non essenziali all’interno del Paese». A preoccupare sono «l’incertezza e la volatilità  della situazione». L’ambasciata Usa continuerà  comunque a svolgere il servizio passaporti e altri servizi di emergenza, si precisa nella nota.
Non è la prima volta che gli Stati Uniti chiedono ai propri concittadini di lasciare il Paese. Già  ad aprile, poi di nuovo ad agosto, il Dipartimento di Stato aveva dato disposizioni affinché le famiglie e i dipendenti governativi non essenziali di base in Siria tornassero a casa. Sempre ieri dal Palazzo di Vetro a New York, il segretario generale dell’Onu, Ban Ki-moon, ha detto che sulla Siria «la misura è colma» e ha invitato la comunità  internazionale ad adottare una soluzione «coerente» per fermare le violenze che stanno insanguinando il Paese. Per Ban Ki-moon, il presidente siriano Bashar Assad non ha mantenuto le promesse.
L’appello americano arriva a sei mesi esatti dallo scoppio della rivolta contro il regime di Assad, da quando il 15 marzo scorso, a Damasco, il primo raduno di piazza lanciato su Facebook diede inizio all’insurrezione. Lo ha ricordato ieri la pagina Facebook “The syrian revolution 2011”, in attesa delle manifestazioni previste per oggi, come ogni venerdì ormai (oggi il 29esimo) di preghiera e di protesta.
Secondo l’Onu negli ultimi sei mesi di repressione contro i manifestanti sono morte 2.600 persone, in gran parte civili. Tra loro c’è anche Ghiath Matar, 26 anni, soprannominato “il piccolo Ghandi” per il suo impegno per la democrazia e le proteste non violente. Ghiath è morto in carcere ucciso dalle torture subite, ha denunciato Human Rights Watch. A rendergli omaggio, nella sua casa di Daraya, un sobborgo di Damasco, sono andati anche gli ambasciatori di Stati Uniti e Francia. Un gesto che non deve aver fatto piacere ad Assad.

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