Vogliono riportarci all’Ottocento
La Costituzione fondata sull’equilibrio tra diritti politici e diritti sociali è stravolta nel suo significato democratico. Si utilizza l’emergenza di una manovra di bilancio per un’operazione di pura e semplice cancellazione di cento anni di storia del movimento operaio. La riassumo con una frase del costituzionalista Zagrebelsky: «La condizione iniziale era quella in cui solo i proprietari avevano diritti. I lavoratori o aderivano alle condizioni loro proposte, oppure non ottenevano o perdevano il lavoro, potendo l’imprenditore attingere al ribasso da un serbatoio di forza lavoro in cerca di occupazione. Il paradossale diritto del lavoratore era di non accettare le condizioni, cioè di scegliere la disoccupazione. Stiamo ritornando a questo in nome del mercato e della competitività ? Bada che lo dico come semplice constatazione».
Se dovesse passare questa manovra ci troveremmo in una situazione sconosciuta nella storia repubblicana, perchè la condizione lavorativa, la stessa dignità dei lavoratori diventano una variabile dipendente del mercato, di ogni singola impresa. I contratti aziendali e territoriali possono intervenire su tutte le materie della prestazione lavorativa, dall’orario alle qualifiche alle mansioni; possono intervenire per superare e peggiorare le leggi esistenti sul controllo audiovisivo dei lavoratori, sul rapporto tra aziende committenti e appaltanti, fino ad arrivare con l’articolo 18 alla libertà di licenziamento. È vergognoso che Cisl e Uil abbiano condiviso le scelte del governo.
Nulla potrà essere come prima se passa questa manovra, la stessa ipotesi d’accordo interconfederale del 28 giugno, al di là delle diverse posizioni esistenti, è cancellato. Lo sciopero generale deve rappresentare l’inizio di una nuova fase, l’inizio di un conflitto generale che dovrà coinvolgere l’insieme del paese, i luoghi lavorativi pubblici e privati ed i territori, per cambiare le scelte di iniquità sociale, di negazione di diritti e democrazia nel lavoro, e di difesa dei diritti universali. Queste scelte sono uno spartiacque nel rapporto con le forze politiche poiché le questioni aperte con la devastazione in atto sul lavoro, non sono solo questioni sindacali ma riguardano l’idea di democrazia, di assetto complessivo del paese. I lavoratori e le lavoratrici hanno conquistato con decenni di lotte diritti, tutele universali e loro contratto nazionale Hanno il diritto di votare il loro Contratto Nazionale. Ogni forza politica che si definisce democratica deve semplicemente dire se condivide o meno queste scelte, altri ragionamenti sono di fatto la copertura a ciò che sta facendo il governo.
* Coordinatore dell’Area Programmatica «La CGIL che vogliamo»
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