by Sergio Segio | 29 Settembre 2011 6:10
MILANO – Onde alte all’interno della Bpm dopo le rivelazioni di Repubblica di un accordo segreto per stabilire assunzioni e avanzamenti di carriera. Il fatto che le segreterie nazionali di Fabi e Fiba siano intervenute tempestivamente per scomunicare o rimuovere i loro rappresentanti nella banca sta provocando una serie di scossoni che non si esclude possano arrivare ai vertici. Non è passato inosservato, infatti, il comunicato molto più morbido da parte della Uilca, la sigla a cui appartiene il direttore generale Enzo Chiesa. Tutti, a parole, condannano le pratiche illegali che stabiliscono a tavolino le promozioni in base alle appartenenze sindacali, ma nei fatti nessuno vuole fare harakiri. La banca ufficialmente ha opposto un “no comment” all’esistenza di accordi segreti firmati da personaggi esterni all’istituto, ma se vi fosse un po’ di coerenza dovrebbero piovere le dimissioni. Sia del direttore generale sia del direttore del personale. O sapevano degli accordi sottobanco, e allora a maggior ragione dovrebbero lasciare, o non ne erano a conoscenza e dunque significa che non hanno in mano le redini della banca. Il presidente Massimo Ponzellini ha provato a sdrammatizzare dicendo che si tratta solo di ipotesi, ma la carta canta. Il meccanismo spartitorio – lo sanno tutti all’interno della Bpm – va in onda da anni senza alcuna opposizione concreta. L’accordo precedente – e simile a quello ora venuto alla luce ora – risale al febbraio 2006 ed è entrato in vigore da gennaio 2007. Solo nel giugno 2010 è stato emendato e superato dal nuovo accordo siglato dai vertici degli “Amici” e che presumibilmente deve rimanere in vigore per altrettanti tre anni. Sempre che non venga attivata la procedura di licenziamento per i dirigenti colti con le mani nella marmellata.
Tra l’altro, l’attuale alta dirigenza sta mettendo a rischio la sopravvivenza stessa della banca. Chiesa è colui che ha inventato il meccanismo infernale del convertendo che si è rivelato una trappola per i sottoscrittori. Il dg ha annunciato che verrà convertito entro fine anno al prezzo di 2,6 euro, una vera fregatura con il titolo che viaggia in Borsa intorno a 1,5 euro. Sul tema c’è stata un’indagine della Consob che ha portato a pesanti sanzioni (350 mila euro a carico di Chiesa e Dalu) e un’inchiesta della magistratura. Inoltre, Ponzellini e Chiesa si sono dimostrati tranquilli sul rinvio del rimborso di 500 milioni di Tremonti bond a fine 2012. Ma a parte il maggior onere per gli interessi, quantificato in 45 milioni, rimborsarlo senza un altro aumento di capitale significa privarsi di prezioso Core Tier 1 e dunque di capacità di erogazione del credito per 5-6 miliardi di euro. Andando così a limitare in maniera importante la capacità di rilancio della banca la cui redditività è già molto scarsa. In questa situazione così confusa non si capisce come gli attuali vertici possano andare sul mercato a chiedere 800 milioni di aumento di capitale. Se non attivando il finanziamento a tassi quasi zero degli 8mila dipendenti finalizzato ad acquistare le azioni di nuova emissione. Un meccanismo già sperimentato ampiamente da Gianpiero Fiorani quando era al vertice della Popolare di Lodi.
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